Politica

Sparate grilline

Caro Grillo, ho 85 anni e ti spiego perché è giusto farmi votare

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Come è noto, in chiusura della manifestazione pentastellata del 17 giugno, tenutasi a Roma, Beppe Grillo è rispuntato dal nulla chiudendo la kermesse con una raffica delle sue ben note deliranti provocazioni. In particolare, oltre all’esortazione rivolta ai giovani di indossare il passamontagna ed alla proposta di un reddito universale incondizionato per l’intera popolazione mondiale, un vecchio amico fiorentino ultra ottantenne, ancora piuttosto in forma, ha espresso tutta la sua indignazione, segnalandomi che nel corso dei suoi sproloqui il garante del M5S Grillo avrebbe proposto di togliere il voto ai nostri concittadini più anziani.

Grillo e il voto agli anziani

Queste la oscena affermazione dell’uomo che è riuscito a portare il qualunquismo più becero e distruttivo al governo del Paese: “Io darei il voto ai sedicenni, ma andrei oltre. In base all’aspettativa di vita, un sedicenne dovrebbe votare 8 volte e un ottantenne non dovrebbe votare” .

Per approfondire

Ora, Walfredo Righini – questo il nome del mio amico indignato – appartiene alla classe di ferro del 1938 e, per la cronaca, conseguì con lode una laurea in Ingegneria elettronica nel lontano 1966 – quando non era ancora esploso un altro delirio di massa: quello sessantottesco – , ricevendo l’anno successivo un importante riconoscimento da parte del ministero del Bilancio e della Programmazione economica per la sua brillante tesi di laurea. Ebbene, questo esponente della vecchia guardia che, al pari di quella napoleonica, “muore ma non si arrende”, superata da tempo la soglia di sbarramento alle urne indicata dal saltimbanco di Genova, si è rimesso in gioco durante la pseudo pandemia di Covid-19, iscrivendosi alla facoltà di Filosofia e di scienze e tecniche psicologiche dell’Università di Perugia. In estrema sintesi, il nostro indomito vegliardo, ha quasi completato il corso di studi a tempo di record, superando 22 esami con una valutazione media di 29,6 e diventando molto popolare tra i docenti e gli studenti della sua facoltà.

La lezione per Beppe

Quindi, in estrema sintesi, una simile performance dovrebbe rappresentare un condensato valoriale molto importante, soprattutto sul piano dell’esempio da trasmettere alle ultime generazioni, la cui insicurezza e fragilità emotiva avrebbe proprio bisogno di modelli di riferimento di vecchio stampo, per così dire.

Niente a che vedere con il becero giovanilismo d’accatto di cui Beppe Grillo, con la sue orrende provocazioni, si fa portavoce.

Un giovanilismo che, partendo dal famigerato 6 politico, si basa sul rifiuto di elementi quali l’impegno, il sacrificio e il merito, per fondare una nuova idea di cittadinanza che tende a premiare solo ed esclusivamente il fatto di essere nati, ma solo fino alla soglia degli ottant’anni. Dopodiché, secondo l’eminenza grigia dei pentastellati, per i nostri anziani esiste solo la rottamazione dei corpi e delle anime.

Claudio Romiti, 21 giugno 2023