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Beppe Grillo si ostina a non capire una cosa molto semplice: quando tu hai fatto un regalo ad una persona, quella persona di quel regalo può fare quello che vuole, anche buttarlo via.
È quello che sta succedendo, se ci pensate bene. Giuseppe Conte non ha mai avuto niente a che fare con il M5S, lo ha utilizzato come trampolino di lancio ed ha creato un partito a sua immagine e somiglianza. Il tutto è avvenuto dopo che Grillo glielo ha regalato. E certo ora Conte non glielo restituisce più quel regalo. Cosa volete che gliene importi del secondo mandato a Conte, se tutti quelli che ha messo lui in parlamento vogliono il terzo?
Grillo si ostina a pensare che il M5S sia ancora vivo, ma è morto da tempo. È morto con la morte di Gianroberto (Casaleggio, ndr). C’è stata, è vero, una breve “resurrezione” col governo giallo-verde ma la cosa è durata poco. Quel governo aveva tutti contro, sin dalla sua formazione. Ora il M5S è un partito come gli altri, con una collocazione politica precisa, non si vede proprio perché dovrebbe differenziarsi con il limite del secondo mandato.
Certo, ha ragione Grillo a sostenere il significato simbolico del secondo mandato, che implicava il no alla politica di professione, ma queste sono cose che non interessano più a nessuno. Il cuore pulsante del MoVimento caro Beppe Grillo da tempo ha cessato di battere. Contano solo i sederi che scaldano poltrone.
Conte però politicamente commette un errore. Certo cambiare nome e simbolo significa da parte di Conte rivendicare che questo è il suo partito e che può fare a meno di Grillo, anzi che vuole fare a meno di Grillo. Ecco perché il conflitto è personale. Molti però votano il M5S ancora per nostalgia, se togli il nome i voti diminuiranno ancora. Ma per me e per i vecchi attivisti del 2013 (e prima ancora) sarebbe una vera liberazione, perché Conte e il suo cerchio magico non sono degni di ciò che il M5S è stato: un brevissimo raggio di luce nel regno delle tenebre.
Paolo Becchi, 23 agosto 2024
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