Caro coetaneo,
è difficile essere figli di questa epoca. Gli avanzamenti in campo medico, tecnologico, etico e quant’altro sono preziosi ma l’era digitale mette a dura prova. Polemiche a parte, essere connessi sempre e ricevere migliaia di informazioni durante il giorno forgia cittadini consapevoli, vero, ma quanto è difficile rimanere al passo con la velocità con cui si muove questo mondo? Se non esplori e comprendi il mondo dei social sei inevitabilmente tagliato fuori, ormai è un business troppo redditizio e utile; se ti “stacchi” un attimo per disintossicarti hai la sensazione che tutto proceda e vada avanti mentre tu rimani fermo. Ansia. E tu, studente, che ti fai in quattro per passare gli esami al meglio, parallelamente cerchi di mantenere uno straccio di vita sociale, di essere informato su come va questo benedetto mondo e di mantenerti in forma con la palestra.
Che frustrazione vedere che sui social dilaga una ricchezza da fare invidia, milioni di modelle e modelli con vite da sogno, corpi perfetti e, apparentemente, zero problemi. Perché sui social non si postano le giornate no, gli insuccessi, gli sforzi sostenuti per arrivare dove si è. Una gara continua a chi si veste meglio, a chi viaggia di più o ha la pelle più sana. E magari ti fai idee sbagliate, caro coetaneo, pensi che quella sia la normalità e inizi a disprezzare la tua vita, le persone meravigliosamente ordinarie e ti paragoni a quei corpi statuari senza essere indulgente con te stesso. Sei frustrato, scontento, ti dimentichi che sei già fortunato perché sei sano, con una bella famiglia, pieno di amici, hai una bella casa ma, mannaggia, non hai il guardaroba di Kanye West o il corpo di Irina Shayk.
E poi conosci le varie Ferragni che girano il mondo in una settimana mentre tu, caro studente, per andare a New York devi aspettare almeno tre anni o cercarti un lavoro part-time che non ti prosciughi l’ultima goccia di energie. Però che diamine, giovani, animo! Fregatevene, usate tutto ciò come stimolo a dare il massimo a scuola, all’università, a lavoro, in palestra. Perché se da un lato nascono l’ansia e la frustrazione, dall’altro ci sono la fame di arrivare a quei livelli o la voglia di piacersi.