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Caro Monti, la guerra al Covid non esiste

Monti ha tentato una goffa marcia indietro sulla sua “espressione infelice”. Noi gli indichiamo lo stesso un po’ di numeri, alla faccia del clima di “guerra”

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Dopo aver ascoltato la dichiarazione di guerra al Sars-Cov-2 del senatore a vita Mario Monti, mi aspetto che venga convocato un comitato tecnico composto da esorcisti per combattere un virus dipinto come il più grande flagello della storia conosciuta. Dal momento che per l’ex premier bocconiano, unitamente a tanti altri esponenti dell’intellighenzia nostrana, la situazione è così grave, forse dovremmo mobilitare anche gli specialisti dell’occulto in un conflitto nel quale, a leggere i titoloni di giornali e programmi televisivi, continua ad essere in gioco la sopravvivenza del genere umano.

Tuttavia facendo un confronto molto spicciolo tra i decessi dello scorso anno, relativi al periodo 31 ottobre-29 novembre, e quello dell’analogo periodo del 2021 emerge un quadro – per Monti & company del terrore diffuso – letteralmente da manicomio. Infatti, mentre nel 2020 dai bollettini ufficiali risultano decedute 16.952 persone positive al tampone – 565 al giorno di media -, in questo secondo anno di “guerra” ne contiamo 1.652, circa 55 vittime ogni 24 ore. Dunque non la metà, ma meno di un decimo dei morti che, ahinoi, venivano registrati nel novembre del 2020.

Ciononostante, per un uomo che è stato per anni ai massimi vertici della politica italiana ed europea, oltre ad essere avvezzo a leggere i numeri essendo un celebrato economista, questa eclatante differenza non pare scalfirne la visione catastrofista. Evidentemente anche Monti è vittima di quella colossale allucinazione di massa, così efficacemente definita dall’oncologo Mariano Bizzarri (le cui illuminanti riflessioni sul virus vengono spesso citate da Massimo Cacciari), che sta determinando a tutti i livelli sociali un preoccupante scollamento rispetto al cosiddetto principio di realtà. In estrema sintesi, analizzando il pensiero unico che domina incontrastato nell’informazione (la quale non sembra proprio aver bisogno del minculpop evocato da Monti per riproporre amplificato l’imperante dogma sanitario) tale scollamento con la realtà si basa essenzialmente sul presupposto delirante di dichiarare chiusa la guerra al virus quando non ci saranno più contagi e morti. Un obiettivo insensato che non si potrà mai raggiungere, dal momento che pure in quei luoghi in cui si sono tutti vaccinati il medesimo virus ha continuato a circolare indisturbato.

D’altro canto, la stessa cosa accade con i virus dell’influenza stagionale – anch’essi virus Rna – che ad ogni stagione necessitano di un siero aggiornato per contrastarne, non sempre efficacemente, le varie mutazioni. A questo proposito, sempre a beneficio di chi vuole spezzare le reni al coronavirus cinese, segnalo che il summenzionato professor Bizzarri, nel corso di una recente audizione al Senato, ha citato un interessante rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, redatto non molto tempo prima dell’arrivo del Covid-19, nel quale si sottolineava che nel quadriennio precedente erano morti con il virus dell’influenza circa 68.000 persone. Per la cronaca il medesimo rapporto era stato firmato dall’allora presidente, Walter Ricciardi. Stiamo parlando di una media di 17.000 decessi all’anno, malgrado in Italia per l’influenza viene regolarmente vaccinata circa il 20% della popolazione.

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