Nicola Porro è forse l’ultimo liberale in questo Paese e siamo perciò certi che accetterà di pubblicare questo intervento anche se non lo condivide, e di questo siamo grati.
Il provvedimento del governo sulla tassazione degli interessi delle banche incontra l’approvazione del 91,6% degli italiani. Si tratta probabilmente della misura di governo più popolare della storia. Allo stesso tempo, se leggi i commenti sui giornali e anche sui vari Twitter o Facebook degli esperti economici, inclusi molti del centro-destra, il 90% dei professori e giornalisti economici lo critica e parla di “miliardi bruciati”. Questo forse perché i professori di economia non seguono la borsa e quindi non si rendono conto che, ad esempio, Unicredit è aumentata del 60% da inizio anno (e anche negli ultimi 5 anni del 51%).
Viceversa, in passato, sotto i governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Gentiloni e Renzi Unicredit aveva perso in borsa il 95% da circa una media di 200 euro per azione nel 2008 a circa 10 euro negli anni 2014-2019.
All’epoca però non sentivi i prof di economia e gli esperti del “Corriere della sera” attaccare i governi a causa della disintegrazione in borsa dei titoli delle principali banche italiche.
Il “popolo” al 92% è favorevole a tassare il differenziale di interessi attivi/passivi perché non capisce come funziona il credito e le banche come gli esperti finanziari?
Peccato che se i giornali li leggevi questa settimana mancavano completamente riferimenti, oltre che agli andamenti di borsa, ai bilanci delle nostre banche, cioè quanto pagano di dividendi, quanto pagano di tasse, quanto rendono agli azionisti, quanto prestano rispetto a quanti soldi ricevono ecc.
Qui vedi la principale banca in Italia, che a causa della misura del governo pagherà circa 500 milioni in più di tasse e che ha pagato 14 miliardi di dividendi agli azionisti negli ultimi anni (in maggioranza fondi esteri).
Qui vedi Unicredit che negli ultimi 5 anni ha pagato 1,1 miliardi di tasse su circa 14 miliardi di utili netti.
Qui vedi il rendimento sul capitale (“ROE”) delle maggiori banche europee e noti che per Unicredit è il 13,6%, per BPER 9,4%, per Intesa 8,4%, per Credito Emiliano 11,3%, per Mediobanca 9,5%, mentre per le maggiori banche francesi e tedesche è molto più basso: Deutsche Bank 7%, Commerzbank 5,3% BNP Paribas 6,9% Société Generale 5,4%.
Qui vedi Intesa che ha avuto un aumento del 31% dei versamenti e ha ora 592 miliardi nei conti correnti. Il credito però, nonostante guadagni tanto e riceva tanti soldi, lo sta già riducendo. Se confronti presta solo metà del bilancio (che è di 974 miliardi), cioè solo 495 miliardi.
Spiace di mostrare antipatici dati di bilancio delle banche invece delle solite chiacchere ideologiche sui “provvedimenti illiberali o socialisti” che dir si voglia. La realtà economica è che l’opinione pubblica, intuitivamente, ha ragione rispetto agli “esperti”, sempre schierati dalla parte del mondo della finanza.
Dulcis in fundo: che un governo di destra prenda decisioni di sinistra, è solo una ulteriore conferma del fatto che quella distinzione ormai serve solo ai gonzi dell’“antifa”.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 11 agosto 2023