Caro Porro,
sono uno studente universitario ventenne costretto da mesi a lezioni online ed una vita sociale annientata per la quale non posso non avere una rabbia immensa nei confronti dei nostri governanti. Ho avuto la fortuna-sfortuna di vivere per un anno in Giappone, paese nel quale scapperò una volta finita questa emergenza. Vede, parlo di una “fortuna-sfortuna” per un motivo molto semplice: dal primo momento in cui il nostro presidente del Consiglio si rivolse tramite Facebook (il che spiega molte cose) alla Nazione, io sapevo perfettamente come sarebbe andata a finire: malissimo. Ciò che facevamo in ritardo era comunque il contrario di ciò che facevano in Giappone in anticipo.
Il Giappone sin da subito (e, ribadisco, in anticipo rispetto a noi) ha fatto ciò che era considerato logico fare. Avendo io capito che il partito che espresse Conte non avrebbe mai avuto la possibilità di prendere decisioni logiche a causa di una particolarmente sfavorevole congiunzione politica (per noi), ho passato mesi a gridare al vento che ciò che stavamo facendo era inutilmente dannoso. In Giappone, a differenza di quanto detto da testate giornalistiche nazionali di rilievo (e ciò conferma come molti dei “grandi giornalisti” italiani non riescano ad andare oltre Wikipedia), il governo Giapponese ha tutta l’autorità per chiedere l’attuazione delle misure di sicurezza atte ad eliminare i pericoli, quindi un lockdown non è escluso “per Costituzione”.
Ma allora perché, finora, il Giappone NON ha adottato nessuna chiusura in stile Italia, se non l’intelligente e tempestiva chiusura delle frontiere e delle semplici raccomandazioni alla popolazione delle prefetture in stato di emergenza di limitare al massimo gli spostamenti? Perché in Giappone, per all’articolo 13 della Costituzione, si dice chiaramente che “Il loro [N.d.E. dei cittadini] diritto alla vita, alla libertà ed al raggiungimento della felicità, fino al punto in cui esso non interferisce con il pubblico benessere, è il supremo obiettivo della legislazione e delle altre attività pubbliche”. Ovvero: se la centrale nucleare salta per aria, come tristemente accaduto, le autorità giapponesi hanno il dovere di evacuare l’area soggetta al pericolo in quanto c’è un’emergenza in corso (fenomeno limitato nel tempo, circoscritto nello spazio e con una potenziale letalità molto alta).
Ma non è anche il caso del Sars-Cov-2? Evidentemente no. Evidentemente, essendo il Covid-19 una malattia che, come sappiamo bene, colpisce al 95% in modo asintomatico o paucisintomatico, il problema, se adeguatamente gestito, è prevalentemente di tipo organizzativo del sistema sanitario.
Ricordo inoltre che il sistema costituzionale giapponese mette sullo stesso piano non uno bensì tutti i diritti civili, compreso quello allo studio, alla libera circolazione, alla libertà di lavoro e ad una buona sanità. (Faccio notare che anche la nostra Costituzione mette tutti i diritti costituzionalmente garantiti sul medesimo piano, ma lo dico piano per evitare di svegliare i vari servi del politicamente corretto).
Qualcuno si potrebbe giustamente chiedere per quale motivo il Giappone abbia così pochi casi e così pochi morti rispetto al nostro paese. Considerando che le scuole sono state riaperte già da maggio, che i giapponesi vanno regolarmente a lavoro, che i treni sono comunque affollati, che le mascherine non sono obbligatorie se non nei luoghi aperti al pubblico, che i teatri, le palestre, i cinema e i musei sono aperti, dovremmo come minimo, applicando i canoni dei nostri virologi di fiducia, avere una popolazione decimata. Ed invece non è così. Perché? Perché sono efficienti nel tracciamento, considerano malati (e testano solo) i sintomatici, sono usate cure efficaci da noi giudicate inutili o dannose (tipo vari antivirali) e, ovviamente, hanno potenziato le strutture ospedaliere. Sarebbe divertente discutere di come abbiano contemporaneamente varato piani (VERI) di “ristoro” pari a centinaia di miliardi di euro senza aver prima chiesto alla Commissione Asiatica che, fortunatamente per loro, non c’è. Ma questa è un’altra storia.
Ecco, in soldoni, qual è stata la fortuna-sfortuna di cui parlavo prima. Sapere già dall’inizio che tutto quello che il nostro governo multicolore avrebbe fatto sarebbe stato assolutamente ed inevitabilmente controproducente. Inoltre, visto che l’attuale maggioranza vede i giovani non come la forza per uscire da questa situazione e per ripartire ma solo e soltanto come semplice “veicolo del contagio” da far restare a casa, magari con il reddito di cittadinanza, farò un favore all’Italia e, appena possibile, andrò via.
Ferdinando, 28 gennaio 2021