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Caro Porro, basta col moralismo sul Natale

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Caro Porro,

sono di un’altra generazione e quindi non capisco e non amo le continue esternazioni sui social. Tutti che parlano di tutto, sempre e ad ogni costo, ma avrei la tentazione di dire anch’io qualcosa.

Sono stufa del moralismo imperante, sono stufa di sentirmi un’insensibile egoista solo perché aspiro ad un Natale normale, circondata dai miei cari davanti ad una tavola ben apparecchiata e questo senza sminuire i morti, i malati, i medici gli infermieri e quant’altro.

Sono stufa di dovermi sentire in colpa per aver preso il Covid nel mese di agosto e di essere anche guarita. Sono stufa di sentirmi una stronza se desidero viaggiare, andare a ristorante, fare un aperitivo con le amiche, in una parola: vivere.

Scusate, quando sono cadute le Torri Gemelle lo avete festeggiato il Natale? E quando c’è stata la strage in Rwanda? O lo tsunami in Asia, proprio durante le feste? E pensate mai ai bambini che muoiono di fame in Africa o nelle favelas sudamericane o nelle baracche di Calcutta? Pensate mai alle vittime del mare, degli attentati o delle guerre che ancora infiammano il mondo? Cosa vi fa pensare che quei morti siano meno degni di rispetto e considerazione dei nostri morti?

Eppure abbiamo brindato, festeggiato, sciato e ballato mentre altri morivano… e allora finiamola, ogni giorno si nasce e si muore e si trova la forza di andare avanti. Quando è morto mio padre, un pezzo del mio cuore se n’è andato con lui, ma il suo funerale si è celebrato il giorno che mia figlia compiva 21 anni. E quel giorno, tutti insieme dopo il funerale, abbiamo mangiato la torta e quel gesto ci ha fatto sentire più uniti, non insensibili o festaioli.

Quando c’è stato il terremoto del 1980, io avevo poco più di 20 anni e ingenuamente pensavo che quell’evento così funesto avrebbe cambiato tutti, che saremmo diventati tutti migliori. Così non è stato e così non sarà nemmeno ora, perché è nella natura delle cose, si va avanti e si dimentica.

Smettiamola di parlare, giudicare, cercare negli altri, il capro espiatorio per questa tragedia. Comportiamoci tutti con rigore e coscienza senza cercare sempre la pagliuzza nell’occhio dell’altro e forse sarà un Natale migliore per tutti.

Anna Maria Berardi, 17 dicembre 2020