Caro Porro,
leggo con interesse sulla stampa italiana le ultime interessanti esternazioni di alcuni Commissari Europei (non il suo grande amico Timmermans, ma l’austriaco Johannes Hahn, Commissario al Bilancio) ed inizio a farmi qualche ingenua domanda circa le possibili ragioni di fondo dell’ansia di contrastare il cambiamento climatico dalle parti di Bruxelles (e non sto pensando alle “volgari” mazzette che sembra circolino negli austeri palazzi di Bruxelles e Lussemburgo, aspettiamo fiduciosi le eventuali sentenze per questo).
Per chi si fosse perso il capolavoro, negli scorsi giorni il Commissario al Bilancio Johannes Hahn ha annunciato che sono allo studio 2 nuove “tasse Europee“, una sugli “sprechi alimentari” ed una sui “rifiuti elettrici”. Non mi è chiaro al momento quale sia la possibile base imponibile di tali tasse (il pattume conferito in discarica? Gli avanzi dei supermercati?) gli impianti elettrici usati?) o chi la dovrebbe pagare (spoiler, noi in ogni caso, come cittadini, come consumatori finali tramite prezzi più elevati o un mix dei due casi), ma la grancassa è iniziata.
A parte il fatto che i rifiuti sono già tassati in quasi tutti i paesi EU, e che esiste già una direttiva Ue sullo smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici (è del 2003, e forse invece che mettere nuove tasse forse varrebbe la pena di farla rispettare nella sostanza, proibendo per esempio l’esportazione di tali rifiuti in molti paesi africani, se lo scopo vero fosse quello di salvare l’ambiente), il punto veramente interessante è un’altro, e cioè la crescente pressione di Bruxelles di attribuirsi fonti autonome di tassazione.
Occorre infatti ricordare che i trattati Ue (quelli veri, cioè quelli approvati dai vari Parlamenti) prevedono che la tassazione in linea di principio sia di esclusiva competenza dei singoli paesi (tanto che ogni volta che si vuole toccare qualunque cosa che ha a che fare con le tasse, occorre l’unanimità di tutti i paesi, non del Parlamento), con pochissime eccezioni, peraltro strettamente codificate dai trattati stessi.
In altre parole la Ue non ha al momento una sostanziale autonomia fiscale, ma dietro l’ansia ecologica e la retorica solidaristica (“debito comune” ad ogni piè sospinto) di fatto è chiaro il meccanismo:
- si crea una emergenza (vera o presunta), meglio se difficilmente “misurabile” e “messianica” per sua natura;
- per risolvere / mitigare tale emergenza si spendono soldi non previsti a bilancio, se possibile mediante emissione di debito “comune” (suona bene e si ha sempre l’impressione che alla fine lo pagheranno altri…), che poi per essere rimborsato richiede nuove fonti stabili di reddito (le tasse di cui sopra);
- nel frattempo, sulla base dell’emergenza (climatica in questo caso), si introducono nuove tasse che dovrebbero “mitigare” e “scoraggiare” le emissioni di CO2 (e solo di questa, tutti gli altri inquinanti sembrano non troppo rilevanti, forse perché è meno facile “fare cassa”).
Da notare che è lo stesso meccanismo della proposta “tassa sulla CO2 importata”, una sorta di “dazio doganale” sulle importazioni in Ue di prodotti “ad alto contenuto di CO2” al momento allo studio. Su quest’ultima proposta alcune osservazioni:
- i dazi doganali sono una delle poche fonti di tassazione che i trattati attribuiscono alla UE. Guarda caso proprio lì si va a guardare…;
- prima le politiche industriali “ecologiche” della Ue hanno di fatto spostato una serie di produzioni fuori dalla Ue, ed ora si tassano i prodotti importati (tralascio cosa pensano il Wto ed i paesi potenzialmente toccati…)
Il vero punto che forse ci sfugge, è che tutte le possibili / probabili “tasse ecologiche” della Ue, andranno a favore di un bilancio Ue e saranno addizionali a tutte le tasse che già paghiamo. Ricordo umilmente che al momento in Italia la pressione fiscale è pari al 43,8 % del PIL (ultimi dati disponibili) ed è già tra le più elevate del mondo (5a o 6a posizione assoluta a seconda delle fonti e degli anni !), e che già così non mi pare vi siano molte risorse addizionali da “estrarre” dai cittadini / contribuenti.
Andrea Varese, 8 marzo 2023
1. continua