La posta dei lettori

Caro Porro, chi parla di ‘regime’ in Italia si rilegga questo discorso

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Il 9 novembre era una ricorrenza a mio parere importante passata troppo in sordina, una data trascurata a favore di fatti, episodi e discorsi sicuramente meno importanti, fondamentali, e vitali per il panorama mondiale. Il 9 novembre erano trascorsi 35 anni dalla caduta del muro di Berlino avvenuta appunto nel 1989. Un momento decisivo, basilare che segna non solo la fine della egemonia sovietica per la popolazione tedesca ma, anche una apertura in quella che per 28 anni è stata un baluardo che impediva ogni forma di libertà non solo movimento ma anche di pensiero.

Una apertura in quella che veniva definita “cortina di ferro” tra mondo occidentale e mondo della Unione sovietica.

Penso a quando oggi in Italia qualche smemorato, poco informato o incolto, almeno per quanto riguarda la storia di quanto è avvenuto nel dopoguerra della nostra Europa, parla di “regime” di mancanza o carenza di libertà. A questo scopo riporto qualche stralcio di un discorso, che oserei definire “biblico”, tenuto il 26 giugno 1963 a Berlino Ovest dal presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy.

“«Ich bin ein Berliner», «Io sono un berlinese». Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire “civis Romanus sum”. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire ‘Ich bin ein Berliner’.

Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire, quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista.

Che vengano a Berlino.

Ce ne sono alcune che dicono che il comunismo è l’onda del progresso.

Che vengano a Berlino.

Ce ne sono alcune che dicono, in Europa come altrove, che possiamo lavorare con i comunisti.

Che vengano a Berlino.

E ce ne sono anche certe che dicono che sì il comunismo è un sistema malvagio, ma permette progressi economici.

Lass’ sie nach Berlin kommen.

Che vengano a Berlino.

La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta.

Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri — per impedir loro di lasciarci.

Mentre il muro è la più grande e vivida dimostrazione dei fallimenti del sistema comunista — tutto il mondo lo può vedere — ma questo non ci rende felici; esso è, come il vostro sindaco ha detto, è una offesa non solo contro la storia, ma contro l’umanità, separa famiglie, divide i mariti dalle mogli, ed i fratelli dalle sorelle, divide un popolo che vorrebbe stare insieme.

La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero.

Quando tutti saranno liberi, allora immaginiamo — possiamo vedere quel giorno quando questa città come una sola e questo paese, come il grande continente europeo, sarà in un mondo in pace e pieno di speranza.

Quando quel giorno finalmente arriverà, e arriverà, la gente di Berlino Ovest sarà orgogliosa del fatto di essere stata al fronte per quasi due decenni.

Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino.

E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire “Ich bin ein Berliner”.

Fin qui le parole del presidente Kennedy. Era trascorso quasi un ventennio dalla fine della seconda guerra mondiale era in Germania in Europa. Lascio a ognuno le proprie riflessioni soprattutto in un momento come questo nel panorama mondiale.

Roberto Kudlicka, 11 novembre 2024