Caro Porro,
ho 58 anni ed è da 30 che faccio il pendolare (Chiavari – Genova tra 40 e 50 km a seconda delle sedi) in treno impiegando 2:30 – 3:00 al giorno per il tragitto casa-lavoro e ritorno. Per me è accettabile, seppur faticoso, per tornare a casa alla sera e con un buon rapporto qualità prezzo (l’abbonamento non è regalato e detraibile dalle tasse in maniera ridicola, i treni spesso sono affollattissimi e a volte in ritardo).
Ho ancora una figlia che fa l’università, facoltà di architettura. La triennale l’ha fatta stando in appartamento a Genova:
– primo anno in un alloggio di ERSU. Vicino alla facoltà ma con un livello manutentivo pessimo, comunque non regalato.
– altri due anni in un appartamento condiviso con altre ragazze e con un buon rapporto qualità prezzo.
Incredibile che questo tipo di spese non siano detraibili dalle tasse.Anche sulla base dell’esperienza che feci anch’io ai tempi dell’università (fine anni ’80) credo che per i giovani sia un’occasione importante per uscire di casa e imparare gradualmente a diventare autonomi.
Per gli anni della magistrale sta facendo anche lei la pendolare in treno (distanza 40 km) impiegando più di 2 ore tra andata e ritorno. Per fare il pendolare in Italia non devi percorrere una distanza maggiore di 70 km perché i tempi in treno diventano eccessivi se si vogliono usare i regionali (non regalati e non detassati) e costosissimi con Intercity.
In macchina tra costi di carburante, autostrada e parcheggio non se ne parla nemmeno.Vero è che:
– il mercato immobiliare degli affitti è impazzito perché tutti puntano al B&B che rende di più specialmente in città a vocazione terziaria / turistica
– le politiche abitative per i giovani sono rimaste indietro
– il sistema fiscale che prevede detrazioni minime o nulle non aiuta
– il bonus trasporti è un simpatico palliativoFrancesco Zampini