Caro Porro,
sono Fulvia Verlengia una donna che opera nel settore pesca, sono seduta sul mio divano a guardare la sua trasmissione, in quanto è cattivo tempo e i miei pescherecci non possono lavorare.
Ora, sta giustamente parlando dei problemi dell’agricoltura e dell’allevamento, volevo metterla al corrente che Ue sta per varare nel pieno silenzio delle nostre istituzioni e dei maggiori media la chiusura definitiva della pesca in Europa, mandando a casa milioni di pescatori e avallando così la fine di migliaia di aziende di pesca.
Lei e chi vuole mangiare il pesce si chiederà: quale pesce mangerò? Vede caro Porro, per l’Unione Europea noi siamo solo ed esclusivamente dei numeri, l’Unione Europea ha già fatto accordi con i paesi del Nord Africa (Tunisia, Marocco, Africa del Sud) per far sì di importare pesce proveniente da queste zone, pescato in condizioni che a noi non sarà dato sapere, conservato in maniera che a noi non sarà dato sapere, e quindi con una tracciabilità pari a 0.
Le chiedo gentilmente, visto che Lei è uno dei pochi che può far parlare le persone comuni, in questo caso un imprenditore o come è giusto definirmi un armatore, di far sapere quale è la condizione della pesca italiana e della pesca europea. Ad oggi nessuno, compreso il nostro ministro Lollobrigida, ha mai usato una parola per difendere la nostra categoria.
Noi abbiamo ancora il problema del caro gasolio, a cui oggi non riusciamo ancora a sopperire, anche se il nostro governo – devo essere sincera – con il credito d’imposta un piccolo aiuto o una piccola boccata d’aria ce l’ha data.
Ma le nostre disavventure come per gli allevamenti e l’agricoltura non finiscono qui. Noi abbiamo una miriade di divieti e sanzioni: la rete che usiamo, per esempio, deve essere non inferiore a 0.50 mm altrimenti sono 2.000 € di verbale, 8 punti di licenza, sequestro di tutta quanta l’attrezzatura e del pescato.
Le faccio un esempio stupido: a ottobre 2022, dopo una battuta di pesca dove avevo circa 300 kg di pescato a bordo, la Capitaneria per un classico controllo si è messa a misurare con un righello tutti i pesci che avevo nelle casse. Su 300 kg di pesce catturato ha trovato 4,64 lordo kg di pesce “sottomisura”. Quando dico “sottomisura” intendo dire che la taglia minima di un merluzzo ad esempio è 12 cm, a me corrispondeva tra i 10 e gli 11,50 cm, quindi di conseguenza ero in sanzione. Questa mia violazione mi è costata 200 € di multa, tre punti di licenza a me, tre punti al comandante, ma la cosa più grave e che mi ha precluso per i prossimi tre anni il rimborso del fermo biologico, perché per legge non possiamo accedere all’indennizzo del fermo obbligatorio, che ci viene imposto dalla Comunità europea se commettiamo un’infrazione catalogata infrazione grave.
Per questo, signor Porro, le chiedo la cortesia di poter essere ospite presso il suo programma, per riuscire a parlare con uno di questi signori europarlamentari dei Verdi, del Pd, di Lega o Fratelli d’Italia. Vorrei mi dessero delle delucidazioni, mi spiegassero il perché di questo atteggiamento della comunità europea. Allo stesso tempo, vorrei far sapere esattamente qual è la condizione degli imprenditori, piccoli e medi italiani, che tutti i giorni lavorano a stretto contatto con i loro dipendenti e che a breve non avranno più la possibilità di portare avanti le attività create dai loro padri e dai loro nonni.
RingraziandoLa per la Sua attenzione, approfitto per fagli gli auguri di una buona Pasqua a Lei e famiglia.
Fulvia Verlengia