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Caro Porro, ecco come hanno ucciso la mia società

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Caro Direttore,

le voglio raccontare la storia di un piccolo imprenditore, che si è ritrovato nel 2020 senza commesse. Quel piccolo imprenditore sarei io, ma questo si era capito! Nel 2019 ho fatturato oltre 300 mila euro, nel 2020, 4 mila euro. Nonostante tutto ho deciso di non chiudere, almeno fino a pochi giorni fa, adesso non sono più sicuro di aver fatto la scelta giusta.

Ho cercato di temporeggiare sperando in un piccolo aiuto da parte dello stato (volutamente minuscolo) per poter ripartire, avendo acquisito nel frattempo piccole commesse, ma per far fronte alle spese ho bisogno di liquidità. Avevo fatto richiesta di contributo a fondo perduto, visto che nel mese di aprile 2020 non ho fatturato nulla, mentre nell’aprile 2019 ho avuto un certificato di pagamento lavori di 125 mila euro, che ho fatturato il 13 maggio 2019.

Bene, con circolare 15/E l’Agenzia delle Entrate faceva sapere che le fatture differite, fino al 15 maggio 2019 riferite a Ddt o documenti equipollenti per il mese di aprile 2019 venivano prese in considerazione, per questo motivo, speranzoso presentai richiesta. Il 16 dicembre u.s. la richiesta mi veniva rigettata perché le fatture differite non venivano prese in considerazione.

Praticamente, con questa mossa hanno decretato la morte della mia società e della mia persona. Praticamente, dicono e scrivono tutto e il contrario di tutto! Ho 53 anni, una laurea in Ingegneria e niente davanti, il nulla! Non potrò più mandare i miei figli all’Università e mi sento annientato come uomo e come padre! Mi scusi per lo sfogo.

Cordialmente, la saluto

Antonio Giudice, 23 dicembre 2020