Caro Porro,
sono un ex militare dei corpi speciali. La fornitura di armi ad un paese belligerante comprende la possibilità che entrambe le parti, o addirittura tutte e tre, ti critichino la fornitura. Infatti è successo che numerosi generali italiani si sono lamentati per i prelievi dalle armerie e alla fine l’operazione – pur con lista secretata (altra anomalia in questa nostra singolare democrazia) – pare si sia risolta in sostanza con qualche fucile mitragliatore MG 42/59, autoblindo gommati Lince e qualche cingolato.
A questo sono infatti seguite, così ho letto dalla stampa, lamentele da parte degli ucraini per la vetustà delle forniture. Per chiudere il cerchio si è lamentata anche la controparte, ovvero la Russia, esplicando ulteriormente che chi fornisce armi è di fatto da considerarsi nemico. Un successone, insomma. Pertanto non ci vuole uno stratega per arrivare al dunque: tanto gli Ucraini impegnati a gestire i separatisti del Donbass dal 2014 quanto i separatisti impegnati a gestire le forze Ucraine ufficiali si sono affidati a partner che gli hanno fornito nel tempo armi e addestramento, solo hanno evitato finché possibile di farlo con squillo di trombe e rulli di tamburo.
L’Italia è invece quella singolare Nazione dove il disperato tentativo di riprendere un consenso politico passa anche dalla comunicazione secondo un dato trend del momento: immagino che se ci fosse stato il vecchio premier il suo vulcanico addetto stampa avrebbe forse organizzato qualche parata aeroportuale davanti alle casse container piene di ferrivecchi. Quanto alla questione Sudtirol e alla sempre troppo legnata Democrazia Cristiana, che riuscì a ricucire come partito personaggi come La Pira e Mattei, mi limiterò a dire che se l’azione politica si valuta sui risultati ancora oggi nessun partito ha mostrato una azione politica che ha restituito ai votanti decenni di prosperità e benessere. Anche per questo non è necessario essere statisti ma basta aprire una qualsiasi bolletta o cercare di prenotare una Tac.
Quanto infine alle retrostorie che immaginano le motivazioni alla base della resistenza contro un invasore, tipo la equazione casa occupata/reazione, faccio presente che in Italia se spari al ladro ti mettono in galera, quindi il parallelismo non regge ovviamente anche trasponendo la questione in tema geopolitico. Tutto ciò lo scrivo da padre di famiglia ma soprattutto da soldato operativo avendo conosciuto la polvere delle strade lontane devastate da anni di guerre. Infatti questa guerra, figlia di una attenzione diversa dall’altra sessantina in corso, evidentemente ha fatto dimenticare a qualcuno la saggezza dei nostri avi. Scriveva infatti il Manzoni che la ragione e il torto non possono mai dividersi con un taglio così netto che un po’ dell’una non rimanga nell’altro e viceversa.
Roberto Loporcaro, 26 Aprile 2022