Caro Porro, giusto espellere l’imam. La libertà stavolta non c’entra

L’imam di Bologna Zulfiqar Khan è stato espulso dall’Italia. Per conservarsi aperta, una società deve porre dei limiti alla tolleranza e non tollerare gli intolleranti

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Imam fuori Italia 02 (1)

Gentilissimo,

ieri ho seguito il suo programma durante il quale è stata dibattuta la questione dei limiti alla libertà di espressione, con riferimento al predicatore islamico deportato al suo Paese per incitamento all’odio e alla violenza. Limiti, tutte le parti in dibattito affermavano che in una società liberale essi non dovrebbero esistere, per cui il losco predicatore è stato in qualche modo privato di un suo diritto.

Ora: non sono un filosofo come il prof. Angelo D’Orsi, ho giusto un paio di lauree prese per noia, una delle quali in giurisprudenza, ma penso di poter fornire un piccolo contributo.

Vedrei due aspetti del problema: quello giuridico e quello filosofico.

Per l’aspetto giuridico la cosa ha diversi livelli di semplicità. Il primo è quello positivo, cioè l’esistenza di una norma che prevede e punisce l’istigazione a delinquere e con ciò risolve il problema; se vogliamo, possiamo anche considerare altri reati relativi alla espressione del pensiero: oltraggio, calunnia, diffamazione. Il secondo riguarda la declinazione del concetto di libertà: avrà avuto modo di leggere il motto “Sub lege libertas“, che esprime un concetto di libertà che prevede l’autonomia del singolo all’interno di un sistema di regole, tali da definire e difendere gli spazi di libertà di tutti. È un concetto di libertà regolata, che prevede l’esistenza di un potere in grado di intervenire a limitare gli abusi dei più forti contro i più deboli (almeno sul piano ontologico, poi nella realtà le cose vanno come vanno). A questo concetto di libertà in un sistema di regole si contrappongono i vari totalitarismi (al fascismo e al comunismo ora aggiungerei anche l’islamismo) e l’anarchia.

Per l’aspetto filosofico: ieri mi sono sorpreso (fino a un certo punto) di non sentire citare Karl Popper e il suo paradosso della tolleranza. Per come l’ho capito: una società tollerante arriverà a tollerare gli intolleranti, i quali vinceranno e gli impediranno di esistere (banalmente, perché ti uccidono). Per conservarsi tollerante e aperta, una società deve porre dei limiti alla tolleranza e non tollerare gli intolleranti. Mi verrebbe da fare qualche battuta di alleggerimento sulle case di tolleranza ma lascio perdere. Una società, per rimanere aperta e libera, si deve difendere dalla prevaricazione e dall’intolleranza.

Un’ultima considerazione: da sinistra si difende il diritto del predicatore islamico a sollecitare l’omicidio di donne incinte e bambini ebrei. Se invece dico che le donne hanno l’utero e gli uomini i testicoli, li faccio incazzare di brutto. Evidentemente, si tollera solo quello che fa comodo.

Cordiali saluti

Antonio Maselli, 15 ottobre 2024

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