Gentilissimo Dottor Porro,
sono un ventiquattrenne della provincia di Ancona e studio giurisprudenza all’Università di Modena, anche se il mio percorso di studi sta ormai volgendo al termine. La seguo da moltissimo tempo, e colgo l’occasione per complimentarmi con Lei del lavoro che quotidianamente svolge, dando voce a una prospettiva, quella liberale, che in Italia stenta ad affermarsi. Proprio la grande stima nei suoi confronti mi porta a rivolgermi a Lei per denunciare quello che ritengo essere uno scandalo tutto italiano, oltre che una gravissima ingiustizia.
Oggi è stato indetto uno sciopero di 23 ore del personale Trenitalia, l’ennesimo di una lunghissima serie. Ora, io studio legge e mi appassiono di economia, conosco quindi l’enorme valore dello sciopero e del suo riconoscimento in Costituzione, come diritto fondamentale e inviolabile. Tuttavia, so bene che la Costituzione garantisce anche una serie di altri diritti, a partire dalla libertà di spostamento, che è un corollario della stessa libertà personale, passando per il diritto allo studio, il diritto alla salute e il valore della famiglia – che include il diritto alla conservazione delle relazioni familiari – tanto per menzionarne alcuni. Tutti questi diritti, che, a rigore, dovrebbero essere sovraordinati rispetto al diritto di sciopero, sono invece sistematicamente calpestati dalla condotta dei sindacati Trenitalia.
Io, come accennavo, sono uno studente fuorisede, non provengo da una famiglia ricca e faccio molti sacrifici per studiare, torno a casa quando posso per ricongiungermi con i miei affetti, e non posso certo permettermi mezzi di trasporto diversi dal treno; tra l’altro, quasi sempre utilizzo il Regionale, perché quelli di fasce superiori hanno prezzi proibitivi. Ebbene, vorrei segnalare che negli ultimi mesi sono rimasto coinvolto in almeno cinque scioperi nazionali Trenitalia, che mi hanno costretto a saltare diversi impegni accademici, a partire dalle lezioni, hanno sottratto tempo allo studio costringendomi a viaggi interminabili – una volta anche di durata doppia rispetto a quella ordinaria – e mi hanno fatto perdere soldi per i biglietti acquistati. Va peraltro sottolineato che, almeno con la stessa frequenza degli scioperi, in questi mesi mi sono trovato coinvolto in guasti della linea e cancellazioni dei treni, che hanno comportato disagi analoghi se non maggiori: l’ultima volta è stata proprio qualche giorno fa, quando il mio treno è arrivato in stazione con più di 40 minuti di ritardo.
La tradizionale inefficienza di un’azienda che, giova precisarlo, è ancora interamente in mani pubbliche, si somma dunque a scioperi sempre più frequenti; il tutto a fronte di condizioni contrattuali per i lavoratori che, a quanto mi risulta, sono tutt’altro che negative. Vorrei segnalare, in chiusura, che se la mia situazione è quella di uno squattrinato studente fuorisede, in questi cinque anni ho incontrato tantissime persone che viaggiano per motivi di salute, di lavoro, di famiglia, che fanno affidamento soltanto sul buon funzionamento della rete ferroviaria e che meriterebbero un servizio molto migliore di quello offerto. Essendo ben conscio della desolazione ideale che connota lo scenario politico italiano, non arrivo ad auspicare il coraggio dimostrato, decenni addietro, da Ronald Reagan e Margaret Thatcher nell’affrontare i sindacati, tuttavia ritengo che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dovrebbe esercitare i poteri a sua disposizione per impedire che l’esercizio dello sciopero prenda in ostaggio decine di migliaia di cittadini, impossibilitati ad esercitare i loro diritti.
È la Costituzione stessa ad essere in pericolo. La ringrazio per l’opportunità di riportare il mio punto di vista e per l’attenzione.
Cordiali saluti,
Pietro Minciotti
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