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Caro Porro, la mia piccola attività sta morendo

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Buongiorno Nicola,

sono una ragazza di 29 anni che “lavora” (essendo ora a casa per lockdown) in una merceria attiva dal 1913. Vorrei esporle un mio grande punto interrogativo sul fatto che il negozio dove lavoro non può aprire se non per vendere articoli da neonato, nonostante le sartorie possano esercitare, nonostante una persona si rilassi ricamando in casa! La differenza qual è tra una libreria che è aperta? Una cartoleria? Un ferramenta? Fermo restando che per me non ci dovrebbero essere nessun tipo di distinzione tra un negozio o un altro, o un lavoro!

Inoltre per farci stare a casa ci hanno messo 30 secondi, ma per sapere se possono o no mettermi in cassa integrazione ancora non si sa nulla per il semplice fatto che è ancora una bozza il decreto legge e non ci sono linee guida a oggi per i lavoratori come me che purtroppo essendo stata riassunta da poco per un cambio di società, probabilmente non mi spetta nemmeno la Cig. Anzi a quanto pare la mia titolare deve pagarmi come se avessi lavorato senza avere, nemmeno lei, un sostentamento economico.

In realtà è un piccolo sfogo, perché realtà come la nostra piccola attività alla quale sono legatissima da anni, a breve non ci sarà più! Un negozio storico nel cuore di Padova, come tantissimi altri in tutta Italia, non ci saranno! La nostra categoria ormai ridotta all’osso come le mercerie è una fiamma che piano piano si sta spegnendo, per colpa nostra? Non credo proprio!

Profonda stima verso Lei come persona e per il lavoro che svolge mettendoci la faccia, che di questi tempi non è scontato!

Grazie per l’attenzione

Lettera firmata, 22 marzo 2021

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