La posta dei lettori

Caro Porro, l’Inps mi dà per morta

La posta dei lettori

Ciò che state per leggere ha dell’incredibile. Una docente si rivolge al Caf per richiedere l’Isee, strumento utile per ottenere una serie di vantaggi tra cui il tanto discusso bonus vacanze, ma quello che scopre fa davvero rabbrividire. 

Si chiamava Stefania, di cognome Martani. Romana, cinquantenne, docente e a tempo perso giornalista. Nata in Italia e deceduta anzitempo nei meandri virtuali dell’amministrazione digitale.

Viva, ma non per Tridico

Ma il ricorso al passato, nel parlare di questa donna, sarà burocraticamente corretto, ma, di fatto, a guardarne i parametri vitali, per lo meno prematuro. La persona in questione infatti è viva e vegeta, anche se indignata, e rivendica il suo nome e la sua presenza nella congrega dei vivi. L’Inps però, ha arbitrariamente stabilito che la donna è deceduta il 22 marzo del corrente anno, causa ignota, ma siamo in tempo di Covid e magari, chissà, sarà un altro caso di contagio letale.

La storia

In quel di luglio infatti l’ignara cittadina si è recata a un Caf per ottenere l’Isee, ossia una sorta di carta d’identità della propria posizione reddituale, documento che permette di accedere a corsi di studio, bonus, agevolazioni, a seconda delle proprie entrate. Tempo standard per ottenere il documento, circa una decina di giorni. Intorno al quindici dello stesso mese, la nostra si è quindi ripresentata agli uffici del Caf prescelto, ma, ahimè, la bramata carta non era ancora stata rilasciata dall’Ente.

“Ora va tutto più a rilento” ha spiegato l’impiegata, aggiungendo “ripassi fra una settimana”. Intorno al 20 dello stesso mese, di buona lena la fiduciosa signora si è di nuovo recata presso la sede del Caf, ricevendo però un ennesimo rinvio. E così a seguire, finché, i primi di agosto, ha trovato le porte dell’ufficio sbarrate, causa ferie. Ahimè, uno dei motivi che l’avevano spinta a cercare di ottenere il documento era proprio la possibilità di accedere al bonus vacanze, ma tant’è, quando si è docenti e monoreddito, e non si hanno santi in Paradiso, anche un paio di giorni di ferie diventano una chimera irraggiungibile.

Rassegnata all’inevitabile e ansante per l’afa agostana, la nostra si è arresa a un’ulteriore attesa e, alla fine di agosto si è, è il caso di dirlo, rifatta viva, mossa, giustamente, da una fredda determinazione: “Il mio Isee? È pronto? Mi serve, assolutamente”, ha protestato. “Ah, l’Isee” ha masticato l’imperturbabile addetto del patronato, come a dire, abbonato, ancora nulla. La donna, giustamente indignata, ha preteso, visto che trattasi di un servizio a pagamento per cui aveva già versato il corrispettivo, che si facesse chiarezza presso il fantasmatico Ente. “Torni domani e le diremo”, ha sospirato l’impiegato, con aria di un martire nell’arena. Il giorno dopo, finalmente, la prima rivelazione: la schermata dedicata alla compilazione e al rilascio della scartoffia dava l’ok, semaforo verde, ma per qualche ragione il documento non veniva rilasciato.

“Triste” epilogo

Ormai furente la signora Martani ha ingiunto al Caf di chiamare l’ufficio dedicato dell’Inps, ma, a quanto pare, tutta la procedura è stata digitalizzata, e, in caso di intoppi del sistema, non c’è un cane di operatore che ti risponda, a cui segnalare il blocco, si finisce in un vero e proprio buco nero digitale dove voci registrate ti indirizzano l’una all’altra, come una scala di Escher vocale. “Rivoglio indietro i miei soldi”, ha minacciato la Martani. L’addetto, finalmente galvanizzato, con un gioco di prestigio di chiamate, connessioni, schermate, finalmente ha svelato l’arcano, dopo solo due mesi dall’invio della documentazione: la donna all’Inps risulta morta, deceduta, passata a miglior (e cosa non lo è) vita.

In preda a un capogiro, la povera signora è stata lì lì per rendere effettiva la sentenza dell’Ente, ossia per tirare le cuoia: “Sono forse davvero morta senza saperlo e senza convincermene, come nelle peggiori invenzioni hollywoodiane, come ne Il sesto senso quando si scopre che tutta la realtà non è che un residuo sensoriale? ”, avrà pensato. Poi, in un moto di ribellione di tutto il suo essere ancora vitale, la donna ha preteso che la questione si chiarisse immediatamente presso gli uffici. Più facile a dirsi che a farsi, perché nonostante l’invio del certificato di residenza, l’Ente ha fatto lo gnorri, mentre il Caf si derubricava a mero spettatore dell’assurdo, invitando la donna a recarsi di persona presso una delle sedi Inps, e rendere palese con la sua stessa presenza che di abbaglio omonimico trattavasi.

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