Caro Porro, nessuno l’ha notato: la Cerimonia olimpica era “sessista”

Non solo l’Ultima Cena blasfema. C’è stato un altro passaggio inquietante all’inizio di queste Olimpiadi

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Cerimonia di apertura

Caro Nicola Porro,

Le scrivo per una riflessione sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi. Si è detto giustamente molto sulla blasfemia e sul rischio così di dividere, anziché unire, per di più ricorrendo a un’unica lettura e interpretazione di un tema tanto complesso quale quello dei diritti civili.

Volevo invece soffermarmi su un altro passaggio inquietante di questa cerimonia, ovvero sulla figura decapitata di Maria Antonietta la cui testa canta il Ça ira. Come scritto anche sul suo sito, fa impressione che si rivaluti, in un momento di celebrazione storica, proprio uno dei periodi più discussi della storia francese, ovvero il terrore giacobino. Ma la mia domanda è: perché proprio Maria Antonietta? Potevano scegliere il consorte Luigi XVI o uno qualsiasi dei tanti ghigliottinati del tempo. Invece proprio lei, proprio una donna.

Senza entrare nel merito della figura storica della regina, sappiamo che fu oggetto di dure accuse. Sicuramente fu persona frivola e inadeguata, ma non si può certo pensare che la rivoluzione sia stata una risposta ai suoi sperperi. I privilegi feudali, il diritto divino del re non li aveva inventati lei; il sostegno della Francia (con ingente spesa militare e aumento del debito pubblico) ai ribelli americani non lo aveva voluto lei; certo non aveva provocato le piogge, le alluvioni, le gelate, la siccità che caratterizzarono l”87-’88 e acuirono la carestia e la crisi economica; l’esclusione della borghesia dalle scelte di governo e il potere accentratore della corte erano il retaggio di un’epoca a lei preesistente.

Eppure sulla sua persona circolavano al tempo, a mezzo pamphlet, le più disparate accuse: non solo Madame Deficit per le sue strabilianti spese, ma anche spia austriaca, austri-cagna (autrichienne), adultera e tendente a rapporti saffici, i suoi figli illegittimi, finanche accusata di incesto con il delfino (poi Luigi XVII). Tutte accuse che oggi verrebbero definite, e a ragione, misogine e sessiste, oltre che improprie rispetto alle responsabilità politiche.

La scelta degli organizzatori di ritrarre la sovrana sembra allora quanto meno paradossale, se confrontata con gli intenti ideali dell’evento. Non si sono resi conto di riportare, per contrasto, pregiudizi che la cerimonia, tutta impostata a valori di inclusione, parità di genere, uguaglianza, addirittura sorellanza, non può che combattere?

Alla fine del ‘700, malgrado la diffusione delle nuove idee, il maschilismo era ovviamente la norma. Dunque infangare la regina portava sicuramente facile linfa a una rabbia popolare necessaria a far diventare concreta la rivoluzione, che altrimenti difficilmente si sarebbe affermata solo con il sostegno delle nuove élite.

Ma ora dovremmo essere più avanti e rinnegare certe atrocità.

Grazie, cordiali saluti

R. R., una sua lettrice

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