Gentile Redazione,
sono un Vs. lettore/ascoltatore e Vi scrivo in merito al nuovo regime politico. Vi scrivo forse per protesta, forse per disperazione, forse perché non vedo alternative, o forse semplicemente perché temo per la mia vita.
Voglio provare a raccontare la mia storia, per punti, in modo che sia più recepibile ed immediata.
Premessa: ho 53 anni, sono un musicista e questo ha comportato fare la fame tutta la vita. Ma una stella mi ha sempre guidato ed è stata quella della libertà. Come molti di voi sono cresciuto nel terrorismo italiano, all’ombra del muro di Berlino e quindi so cosa sia la libertà: non è né “partecipazione” né “protesta”, ma uno stato d’animo perenne. Sono oltre trent’anni che studio proprio i regimi del 900 e so benissimo che ognuno (da qualsiasi parte stesse) ha combattuto per la sua libertà. Quindi, non è per retorica che mi rifaccio all’attuale situazione italiana, ma perché riconosco che il pericolo è reale. Questa libertà l’ho sempre messa davanti a tutto il resto, e ho cercato di insegnarla a chi mi è stato vicino (compreso i miei studenti).
1. Nel 2010 ho avuto uno sfratto esecutivo per morosità incolpevole. Ad oggi, dodici anni dopo, sono tenuto in vita ancora grazie alla Caritas, che mi dà da mangiare. Per 8 anni (!) ho vissuto in strada, ma nel 2018 ho avuto la possibilità di un lavoro e quindi sono riuscito a prendere una casa in affitto. Dunque, sono tre anni che ho un tetto sulla testa e sto cercando molto lentamente di ricostruirmi una vita. Vivo in povertà ma non mi lamento, perché mi basta sapere che mi sto costruendo il mio bunker.
2. Dopo un anno di lavoro, prossimo all’assunzione, mi è stato detto che non potevo continuare perché dovevo prendere il Reddito di cittadinanza. Non ho quindi potuto emanciparmi come speravo e tutt’ora è solo con quello che posso pagare l’affitto.
3. Il mio contributo alla “questione” del Rdc è stato quello di aprire la partita Iva e tentare di costruire un business online. Nonostante le promesse di un contributo statale per l’avvio dell’impresa, questa non è ancora decollata, ma io lavoro tutto il giorno. Pertanto rimango percettore di Rdc in povertà e sostenuto dalla Caritas (quelli che oggi mi chiedono cento euro per mancata inoculazione, sono quelli che non mi hanno dato il contributo per l’impresa)
4. Il vaccino non riesco proprio a farmelo, per un’infinità di motivi. È più forte di me: si tratta di una questione di principio talmente grande che temo mi porti al sacrificio… molto presto.
5. La preclusione dell’ingresso agli uffici postali mi impedirà di poter pagare l’affitto. Certo, posso inizialmente ovviare con un tampone, ma prima o poi… “o vaccino o muori”.
6. Conoscendomi, forte delle esperienze avute, immagino che sceglierò di chiudere tutto in un box e tornare per strada. Ma questa volta morirò. Probabilmente mi suiciderò oppure mi ucciderà il dolore, ma non riesco a farmi il vaccino. Temo di esser pazzo. Di fronte a certe cose non ragiono più.
7. Nessuno capisce il mio tormento (che è quello di milioni). Non voglio tornare per strada, non voglio morire, non sono un eroe. Voglio solo essere lasciato in pace nella mia miseria; oppure sparatemi in fronte ma non cedo alla privazione della libertà di noi tutti.
Volevo solo dirVi questo. Chiudo affrettatamente perché mi rendo conto che non posso mettere una questione personale di fronte a un problema nazionale. Ma so anche che non è una questione personale, ed altrettanto affrettatamente voglio darvi l’imbeccata a costruire una rete di solidarietà per persone escluse, che non sia la solita borsa della spesa ma qualcosa di concreto per aggirare i problemi causati dal regime: cercate donazioni per noi, avviate un “fondo”, organizzate un sistema in cui possiamo continuare a vivere pur stando chiusi in casa (per esempio, un sistema per pagare l’affitto e per farvi restituire il denaro senza passare dalle poste/banche).
Aiutateci, non con l’informazione, ma con qualcosa di concreto. Tirate fuori gli avvocati veri, non gli urlatori da palco. Fate qualcosa, perché noi non possiamo fare più nulla e presto ci uccideranno.
Cristiano Seregni, 10 gennaio 2022