La posta dei lettori

Caro Porro, parli al governo del dramma dei ristoratori

La posta dei lettori

Condivido una lettera inviatami da una ragazza di 33 anni che mi ha voluto raccontare tutta la sua rabbia e il suo dispiacere per un governo che ancora una volta ha lasciato indietro il settore del catering e banqueting.

Buongiorno Nicola,

mi chiamo Veronica, ho 33 anni e da 11 anni lavoro per una società di catering e banqueting con sede in Brianza. Ho visto nascere e crescere questa società e, anche se sono una semplice dipendente, la considero un po’ “mia”.

All’inizio dell’emergenza Covid-19 il primo e unico pensiero era quello di tutelare la salute e, di conseguenza, salvaguardare la propria famiglia limitando il più possibile i contatti con altre persone. Dal 21 Febbraio la nostra attività si è bloccata e ora, che stavamo timidamente ricominciando a festeggiare battesimi, matrimoni o anche un semplice compleanno, vogliono di nuovo limitare le feste private e gli eventi e creare il panico. Basta confusione, basta terrorismo psicologico e malainformazione.

Possiamo dire al Cts che i genitori che vogliono battezzare il proprio figlio e che vogliono organizzare un banchetto non vanno al semaforo a invitare i passanti a caso, magari selezionando chi ha avuto o ha un tampone positivo al Covid in famiglia, ma che vorrebbero invitare solo parenti e congiunti (come li chiamano loro) a festeggiare insieme in una Villa in affitto in esclusiva per loro per l’intera giornata (dove gli spazi vengono sanificati prima e dopo l’evento)?

Possiamo dire al governo di smetterla di dire agli italiani che possono andare a mangiare la pizza (entro le 21:00 sia chiaro) quando in un ristorante di 200 persone ci sono magari altre 196 persone di cui non conosciamo l’identità ma che non possono festeggiare una ricorrenza qualsiasi con i familiari in un posto affittato appositamente per tale scopo con un servizio catering dedicato solo a loro?

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