La posta dei lettori

Caro Porro, per colpa delle femministe mi vergogno di essere donna

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Buongiorno Sig. Porro,

sono una mamma che per esigenze famigliari ha scelto liberamente di accettare condizioni lavorative improponibili per non gravare sui nonni e quando leggo un giornale o ascolto certe notizie, inorridisco e mi sale ancora di più il nervoso. Per iniziare mi vergogno profondamente di essere donna, mi irritano le femministe il cui unico scopo è modificare la nomenclatura delle professioni sui libri di testo e dizionari.

Quando faccio studiare mio figlio, che frequenta la terza elementare, i concetti principali sono pressoché nulli ma le professioni no!!! Ogni singola professione viene riportata al maschile e al femminile… il geologo o la geologa studiano, l’astrologo o l’astrologa studiano, il meteorologo e la meteorologa studiano. Ringrazio con tutto il cuore chi si è speso per l’ottenimento di questi scritti, un traguardo che indubbiamente ha cambiato la vita delle donne.

Mi vergogno di essere donna per queste prese di posizioni inutili perché evidentemente non si hanno, ma credo più non si conoscano, argomentazioni serie per cui battersi. Mi vergogno di essere donna perché si spende moltissimo, in tutti i sensi, (sia a livello di tempo che di denaro dato che tutta sta gente percepisce lo stipendio anche dalle mie tasse), per combattere i femminicidi che altro non sono che omicidi.

Mi vergogno di essere donna e genitore perché stiamo trasmettendo il vuoto più totale, il nulla, ai nostri figli. Ho un contratto che prevede il weekend lavorativo, riposo (se così si può dire) in settimana, il martedì e il giovedì. Devo usufruire di giorni di permesso per fare una gita con i miei figli perché il mio contratto non prevede riposi il sabato e la domenica.

Ora dico: non sarebbe più utile battersi per delle argomentazioni più serie? Non sarebbe più utile spendersi per consentire alle donne, ma anche agli uomini, di lavorare e allo stesso tempo vivere e crescere i propri figli?

Lettera firmata

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