Caro Porro, le scrivo per ringraziare di aver pubblicato la mia lettera. Sono consapevole che questo non risolverà il nostro problema ma voglio in qualche modo contribuire a fare ragionare le persone che contano nel nostro Paese.
La strada che abbiamo preso non è quella giusta. Ho iniziato a lavorare quando avevo 14 anni, oggi ne ho 55, e tutto è passato molto velocemente ma la mia voglia di mettermi in gioco è rimasta la stessa. Il mondo che ci circonda però è cambiato troppo e questo mi spaventa: dobbiamo tornare a ragionare come si faceva 40 anni fa; dobbiamo rispettare chi ha ancora voglia di lavorare sul serio; dobbiamo fare in modo che le aziende Italiane continuino a produrre in Italia.
Dobbiamo fermare questi spostamenti di fabbriche in Paesi emergenti, non ci aiuta, ci distrugge. Io non posso credere che la gente non si renda conto e continui ad alzare le spalle di fronte a certi argomenti. Dobbiamo lasciamo lavorare in Italia le persone che hanno voglia di farlo e se contribuiscono a fare crescere le aziende, e quindi il Paese, vediamo di premiarle anziché distruggerle.
Ho la fortuna di girare il mondo anche grazie al mio lavoro. Non esiste Paese migliore del nostro. Non parlo solo di bellezza, parlo delle persone: siamo i migliori nella moda, nei motori, nella ristorazione, nei vini e in molte altre cose. Lo sanno tutti tranne noi.
Queste cose dobbiamo insegnarle e farle capire bene ai bambini, a partire dalle scuole elementari: ognuno di loro è un potenziale imprenditore che può fare carriera e diventare un nome importante. Chi ci governa deve fare in modo di tutelarlo e dargli la possibilità di crescere. E di farlo qui in Italia.
È tutto molto semplice: se lo capisco io che ho semplicemente la licenza di terza media, lo possono capire tutti.
Grazie ancora, buona giornata e buon lavoro.
Massimo Roccia
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