Caro Porro,
scrivo questa mia riflessione a seguito della pubblicazione su “La Repubblica”, nella rubrica “Questioni (non solo) di cuore” del 22 dicembre 2022 di Natalia Aspesi, della lettera del prof. Luigi Andrea Berto, italiano trapiantato in America, docente di storia alla Michigan University. La lettera mi sarebbe sfuggita se Luca Ricolfi non avesse ripreso il tema oggi, 14 marzo 2023, con un suo articolo “Follemente corretto (21) – Polizia del pensiero”, pubblicato sul sito della fondazione David Hume.
In estrema sintesi (invito i lettori ad approfondire sul sito Davi Hume), il docente tiene un corso generale sulla “storia del mondo occidentale fino al 1500”. Per far vedere ai propri allievi “come il passato possa essere deformato da idee contemporanee” si serve, già da alcuni anni, del celebre film “300” (del 2007) sulla battaglia delle Termopili (480 a.C.). Ebbene, recentemente è stato accusato da due studentesse di far vedere cose inappropriate e “molestie sessuali”.
Ma non finisce qui, nell’ambito dell’operazione “diversità e inclusione”, l’amministrazione dell’Università ha inserito, nel nuovo contratto, l’obbligo per i docenti di fare un corso online su questi argomenti, con tanto di test a risposte multiple per valutarne l’apprendimento. E indovinate un po’ la follia totale? Alla domanda: “le accuse di molestie sessuali sono sempre vere?”, il test è così congegnato che non è possibile rispondere “no”, pena l’impossibilità di proseguire il test, con conseguente licenziamento.
Non ho potuto fare a meno di ricordare quello che successe a Ernst Kantorowicz negli Stati Uniti, all’inizio del secondo dopoguerra (anno 1950), a seguito dell’approvazione del Levering Act nello stato della California. Il famoso storico si rifiutò di sottoscrivere il giuramento, imposto dall’amministrazione dell’Ateneo, con il quale avrebbe dovuto dichiarare di non essere comunista (lui che li aveva combattuti, anche con le armi). Per tale rifiuto fu cacciato dall’Università di Berkeley.
Analogie con il passato? Sì, ma fino ad un certo punto, perché allora altri 25 professori si rifiutarono di firmare il giuramento, i giornali liberali appoggiarono la scelta di Kantorowicz e dei suoi colleghi, con il risultato che l’Università di Berkeley attraversò un periodo di crisi per mancanza di docenti all’altezza. La Corte di Giustizia americana diede poi ragione a Kantorowicz e colleghi.
Qual è la differenza con il passato, che a chiacchiere tutti condanniamo? La differenza è che oggi non vedo campagne dei mass media in favore del prof. Berto, e non penso che nessun tribunale gli darebbe ragione. Nella nostra civiltà occidentale la dittatura del pensiero unico è ormai ben radicata e guai a chi le si oppone.
Claudio Lunardini