Caro Nicola,
ho letto con piacere ed un misto di nostalgia il tuo libro. Mi dispiace non essere al Circolo degli Scacchi ad ascoltarti il prossimo 31 gennaio. Una notazione storica, entrai al Circolo nella stessa tornata del professore e gli ero seduto vicino al tavolo dei neo-soci nella serata in smoking di benvenuto. Il piacere è che leggo i pensieri liberali e perlopiù mi ci ritrovo, con qualche distinguo.
La nostalgia è in quei distinguo frutto di grandi discussioni anni fa con il mio papà, che nei primi anni cinquanta era tra i responsabili della Gioventù liberale romana, che per questo avrebbe goduto immensamente nel leggere il tuo/Martino pensiero. Uno per tutti il concetto della libertà indivisibile, che è la ragione per la quale mi diceva che non ero liberale, mettevo troppe eccezioni al principio assoluto, primo tra tutti l’interesse nazionale. L’unica differenza con Martino è che era decisamente crociano e la libertà politica era dominante, la libertà economica solo una conseguenza.
L’unico dubbio leggendo il libro è il pensiero di Martino sulla libertà del singolo finché non incide sulla libertà dell’altro che è il principio base del concetto liberale applicato per esempio al fumo, penso alle sale cinematografiche irrespirabili di quando ero ragazzo per me che non fumavo e che quindi incidevano sulla mia libertà di non essere affumicato. Sul vaccino Covid non ho condiviso il metodo surrettizio con il quale lo hanno reso obbligatorio attraverso il green pass e non attraverso una decisione parlamentare e una assunzione di responsabilità politica. Alla mia generazione nessuno ha chiesto se voleva essere vaccinato contro il vaiolo, si è debellata la malattia ma l’obbligatorietà non derivava da una norma amministrativa, ma legislativa. Sono tutti i ma che non fanno di me un liberale ma un conservatore probabilmente.
Comunque complimenti per il libro, spero di vederti presto, un abbraccio
Raoul