Caro Porro, sono un pilota: ecco perché a fine orario non decollo

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aereo polita

Gentilissimo Nicola,

ho letto il racconto del signore alla quale è stato cancellato il volo per limite di servizio dell’equipaggio. Come utente di servizi pubblici, so che è una cosa che fa arrabbiare. Essere imbarcati sul volo, aspettare, e poi vedersi cancellato il volo quando mancava poco per cominciare le vacanze tanto attese.

Ma vorrei che quel signore leggesse queste mie poche righe.

Nel settore dell’aviazione siamo altamente regolamentati, abbiamo regole per tutto: regole per gli aeroporti, regole per le tratte, regole per gli avvicinamenti, regole per poter atterrare o decollare entro certi limiti di vento. Abbiamo anche regole per quanto tempo volare.

Purtroppo, gli utenti, si riempiono sempre la bocca con le parole “sicurezza” e “affidabilità”. Se oggi l’aviazione e gli aerei sono così sicuri, lo deve al fatto che negli anni precendenti sono state perse vite per arrivare a questo livello di sicurezza. Da pilota, non metterei mai a rischio la vita del mio equipaggio e dei miei passeggeri, perché siamo stanchi, serve molto poco per trasformare quello che può essere un semplice volo di routine in un’incidente con conseguenze disastrose.

Dal 2020 il settore aeronautico si sta rivelando fragile, con una perenne fuga del personale di terra, che di conseguenza si trasforma con tempi di transito fino a 3 volte superiori in quasi tutti gli aeroporti. E arriviamo a fine giornata con lunghi ritardi nei confronti dei passeggeri e vicini al limite delle ore in cui possiamo essere in servizio. Mio caro signore, il brevetto me lo sono pagato io, con sacrifici dei miei genitori, con lavoro e studio per pagarmi le ore di volo necessarie per prendere il brevetto, e nessun ente dell’aviazione mi giustificherebbe mai per essere decollato oltre l’orario consentito di legge, oltre a rischiare il ritiro della licenza, ci sono tante persone sul mio aereo che aspettano l’inizio delle vacanze, di rivedere i propri cari dopo un semestre all’università, di festeggiare il compleanno del nonno anziano, di rivedere i propri figli, o di tornare a casa dopo essersi curati lontani da casa. Mia caro signore, non vorrei mai che un medico mi operasse dopo 13 ore di turno, perché il fattore umano conta, sempre.

E se l’equipaggio fosse decollato lo stesso? E , se fosse successo qualcosa? Saremmo qui, a puntare il dito contro l’unica persona che avrebbe potuto dire no, dopo esserci chiesti perché non ha seguito le regole, che tanto nella peggiore delle ipotesi la vacanza sarebbe cominciata con qualche ora di ritardo. Ma sarebbe cominciata. Mio caro signore, non si lamenti se ancora qualcuno rispetta le regole, si goda la sua vacanza.

Lettera firmata

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