La posta dei lettori

Caro Porro, sono un terremotato: il caos Superbonus mi lascia senza casa

superbonus terromotati

Caro Porro,

Mi rivolgo voi non sapendo più a chi rivolgermi e come risolvere il mio problema, e quello di chi come me si trova nella stessa situazione.

Sono un terremotato delle Marche, nel comune di Valfornace, piccolo comune a pochi km dal famoso epicentro del 2016. Il terremoto oltre all’attività mi ha tolto anche la casa, casa di cui a tutt’oggi a causa del meccanismo perverso del superbonus rimane inabitabile con i lavori bloccati. Ma è opportuno che io le faccia un rapido riassunto ripercorrendo tutte le tappe di questa surreale situazione.

Nel settembre 2016 la mia casa, viene dichiarata inagibile con danni lievi. Da qui alla conclusione dell’ iter per il riconoscimento del contributo per i lavori del terremoto passeranno quasi quattro anni.

Nell’autunno del 2020 finalmente viene emessa l’ordinanza per poter cominciare i lavori, con il relativo stanziamento del contributo. Contributo che non copre però integralmente il costo dei lavori per tutta una serie di coefficienti e moltiplicatori che ne provoca un accollo di oltre 30.000 euro.

A gennaio 2021 mentre i lavori sono iniziati, entra in vigore il famoso sisma bonus e ecobonus 110%. Dovendo sostenere un accollo decisamente alto e considerato che la formula del 110% avrebbe permesso di migliorare la casa dal punto di vista sismico e energetico, coprendo anche la spesa dell’accollo il capo progetto mi prospetta la possibilità di usufruire di questa misura, optando per la cessione del credito alla ditta a fronte dello sconto in fattura. Ovviamente per poter accedere a questa misura occorre fare una variante al progetto iniziale, effettuando nuovi calcoli, nuove perizie, valutazioni, etc. Questo nuovo iter complicato e complesso si protrarrà oltre la scadenza della chiusura cantiere, imposto dalla prima ordinanza per la ricostruzione, stabilita per aprile 2021.

A questo punto per poter agganciare la nuova variante progettuale all’originale progetto di ricostruzione, viene chiuso formalmente il cantiere aperto per i lavori del terremoto rendendo parzialmente “agibile” solo una parte della casa e cioè due camere e la cucina. Agibile dal punto di vista tecnico statico, ma ovviamente inabitabile dal punto di vista pratico, essendo passati ormai più di cinque anni con gli impianti di riscaldamento ed elettrico non più funzionanti, oltre un generale stato di degrado dell’ intera casa. Dal momento della comunicazione dell’avvenuta parziale agibilità decade il contributo di autonoma sistemazione CAS, contributo che fino a quel momento mi aveva aiutato a pagare l’affitto della casa dove nel frattempo ero andato ad abitare.

Intanto da aprile 2021 dovremo aspettare fino a novembre 2021 per poter avere la nuova ordinanza dell’ufficio per la ricostruzione che approva la variante per il proseguo dei lavori. Lavori che riprendono insieme al completamento di tutto l’iter per l’agevolazione del 110%. Lavori che a marzo 2022 si bloccheranno nuovamente a causa dell’ impossibilità da parte della ditta di poter riscuotere i crediti maturati, crediti ovviamente che avrebbero dovuto coprire i costi dei lavori.
Così da marzo a oggi la situazione è la seguente:

  • Cantiere fermo per mancanza di liquidità della ditta causata dall’impossibilità di vendere i crediti acquisiti.
  • Casa devastata dai lavori senza più pavimenti, finestre, impianti, pareti.
  • Contributo Cas non più erogato.
  • Pagamento dell’affitto della casa in cui abito.

Oltre a tutto questo sta prendendo forma all’orizzonte uno spettro inquietante e paradossale.
Ad aprile 2023 voci di corridoio dicono che ci sarà la scadenza naturale imposta dallo Stato riguardante l’esecuzione dei lavori riguardanti il miglioramento sismico. Ciò significa che se i lavori non saranno conclusi entro tale data lo Stato mi richiederà di rifondere le cifre erogate per il contributo del terremoto.

Se ciò si verificasse mi ritroverei nella situazione surreale e grottesca di doverlo ridare i soldi allo Stato, pagare la ditta per i lavori già effettuati e non compensati da quanto ricevuto dal fondo del terremoto, una casa devastata e la completa bancarotta.

La domanda che mi pongo è: ma quale Stato, da una parte fornisce gli strumenti per fare fronte alle spese dei lavori e poi in corso d’opera, cambiando le carte in tavola lo stesso, dall’altra, ti richiede indietro i soldi per i medesimi lavori che non hai potuto effettuare a causa dei soldi che lo stesso Stato non ti ha permesso di riscuotere?

Inoltre, dopo sei anni dal terremoto io sono ancora senza casa, pago l affitto, ma soprattutto non ci sono soluzioni all orizzonte. Ma non sarebbe stato più opportuno dare prima la priorità a noi terremotati di poter usufruire di questa forma di incentivo e poi allargarla indiscriminatamente a tutti?
Vi chiedo disperatamente di fare vostra questa mia richiesta di aiuto sperando in una risoluzione del problema per me e le altre 23.000 pratiche del terremoto che si trovano nella stessa situazione.

Con gratitudine
Giuliano Santangelo