Caro dott. Porro, le scrivo in merito all’intervista di lunedì sera dell’ex presidente Giuseppe Conte in merito al Superbonus (e bonus edilizi vari).
Mi presento, sono un giornalista ma, visto che non me la cavo granché, di fatto la mia occupazione principale da dieci anni a questa parte è gestire la contabilità dell’impresa edile di famiglia che ha sede ed opera a Torino.
Il cd. Superbonus è stato, per un’impresa come la nostra, una vera e propria mazzata.
Entro più nello specifico: siamo un’impresa che opera sul mercato da 30 anni, forma giuridica “ditta individuale”, 8 dipendenti, fatturato che si aggira intorno al milione/milione e mezzo annui e che ha come ‘core business’ la ristrutturazione di facciate e tetti condominiali. Insomma non siamo un colosso ma nemmeno piccolissimi.
Cosa succede da quando sono entrati in vigore i cosidetti “Bonus edilizi” (Superbonus ma soprattutto il Bonus facciate)? È successo che siamo stati sommersi di richieste da parte dei vari amministratori di condominio per eseguire soprattutto ripristini facciate proprio per sfruttare il bonus al 90%. Addirittura qualche amministratore più audace è andato a riprendere nostre vecchie offerte (2018, 2019) e le ha portate in assemblea facendole deliberare per poi venirci a dire che avevamo preso un lavoro con sconto in fattura (anche se la nostra offerta non lo prevedeva).
Ovviamente nel momento in cui tutto il mercato di riferimento ti chiede solo ed esclusivamente lo “sconto in fattura“, sei obbligato ad adeguarti, pena restare senza commesse. Abbiamo quindi iniziato ad accettare commesse con lo sconto in fattura da inizio 2021 e tutto sommato all’inizio le cose andavano anche bene (avevamo trovato la banca che liquidava i crediti in tempi ragionevoli, la percentuale di trattenuta sul credito ceduto era di importo tra il 14 ed il 17%, insomma, si lavorava bene).
Per approfondire
- Cosa bisogna fare per risolvere la grana Superbonus
- Superbonus, perché bisogna temere lo stato (anche se ci fa regali)
- Fondi a pioggia, casse svuotate: il fallimento del Superbonus di Conte
A novembre 2021 accadono due cose: il primo è stato il cd. “decreto antifrodi” che ha scoraggiato le banche ad acquisire i crediti (Poste ha chiuso per non riaprire mai più) ma soprattutto è uscita una precisazione dell’Agenzia delle Entrate in cui si diceva che per accedere al Bonus Facciate 90% l’importante era emettere la fattura entro il 31/12/2021 anche se poi il cantiere avrebbe avuto vita nel 2022. Questo cosa ha provocato? Che tutti quelli a cui avevamo detto di no perché eravamo già ‘pieni’, son tornati alla carica, forti del fatto che tanto i lavori sarebbero partiti nel 2022. Siccome mio padre è un imprenditore vecchia scuola, uno cioè che è cresciuto con il dogma del “un lavoro è sempre un lavoro e non si rifiuta mai“, nel solo mese dicembre 2021 abbiamo fatturato più di quanto non abbiamo fatto nel 2020 ma anche nel 2019 e 2018 arrivando a chiudere il bilancio 2021 a sfiorare i 4 milioni di fatturato.
Vado veloce sul fatto che in tutto il 2022 le banche si sono rivelate ostili all’acquisizione di crediti ed anzi abbiamo dovuto provvedere a chiedere prestiti e finanziamenti per andare avanti (per inciso, in 30 anni abbiamo sempre lavorato con i nostri denari, in banca non avevamo nemmeno un fido di 100€, niente). Solo tra dicembre 2022 e febbraio 2023 un istituto di credito (molto grande) si è reso disponibile ad acquisire i crediti di due cantieri fatturati nel 2021 applicando però la modica trattenuta del 38,5% in un caso e 41,5% in un altro (ergo, ogni 100.000€ di crediti ceduti alla banca, indietro liquidi ne abbiamo ricevuti 61.500,00€ in un caso, 58.500€ in un altro che tra l’altro ancora devono darci).
Ora, al netto di quanto sopra, quel fatturato ‘monstre’, per lo Stato risulta come incassato e pertanto io non solo ho già versato l’IVA ogni 16 del mese successivo all’emissione delle varie fatture (111.000€ a gennaio 2022!) ma quando abbiamo fatto la dichiarazione dei redditi, essendo una ditta individuale, il tutto è finito nel modello UNICO portando ad avere l’aliquota massima di tasse da pagare su importi che non abbiamo mai incassato.
Dopo tutta questa bella pappardella, che ho vissuto sulla mia pelle, sentire Giuseppe Conte nella Sua trasmissione parlare di rimbalzo del Pil facendo finta di non sapere che è pura fuffa, mi ha fatto perdere le staffe. – TOC TOC – È facilissimo aumentare il fatturato se quelle fatture nessuno le paga. Avremmo potuto anche arrivare a fare un +350% del Pil a queste condizioni, ma la circolazione di denaro dov’è? E non serve essere laureato alla Bocconi per capire che questo meccanismo è la fuffa più totale. E la cosa che ancor più mi ha fatto innervosire, è stato quando si è parlato del cosiddetto “rientro” per le casse dello Stato, ossia le tasse e l’Iva che le imprese hanno versato a fronte del maggior fatturato. Già, peccato che le imprese come la mia si siano indebitate per pagare le tasse su somme che non hanno mai percepito, senza contare stipendi, contributi, acquisto dei materiali, occupazioni di suolo pubblico, parcelle delle figure professionali, ecc ecc ecc. Tutte spese che abbiamo dovuto sostenere con le nostre risorse finanziarie raschiando il fondo del barile e rischiando di buttare all’aria 30 anni di attività per poi essere anche sfottuti in diretta Tv dall’ex Presidente del Consiglio.
Io non so se mai leggerà questo mio sfogo o se ne trarrà spunto per una Zuppa o per Quarta Repubblica, ma siccome ho una grande stima del suo lavoro, ho pensato fosse il caso di sfogarmi con lei dopo due anni di calvario (e non è ancora finita visto che ho ancora da smaltire un Superbonus da 600.000 € di appalto di cui, naturalmente, incasso zero).
Cordialmente
F.