Caro Porro,
voglio scriverti poche righe su una questione che dopo 3 anni dall’introduzione della misura sta venendo fuori con tutta la sua assurdità.
Il sottoscritto è uno di quelli che ha speso tutto il tempo per uscire dalla condizione di percettore del reddito di cittadinanza: aprendo partita Iva, lavorando tutto il giorno per iniziare un business, rendicontando qualsiasi spesa all’Agenzia Entrate (così come nessun incasso) senza mai fare un minuto di lavoro nero e senza ricevere regalie da parenti/amici, ma soprattutto senza ricevere il bonus autoimprenditorialità né offerte di lavoro (congrue o non congrue). Insomma, ho seguito tutte le regole per risolvere il mio problema di disoccupazione, ho fatto la mia parte ma il governo non ha fatto la sua.
Adesso si sta palesando una situazione paradossale. Se volessi fare un salto di qualità, ovvero se intraprendessi ulteriori iniziative per risolvere la disoccupazione (affittare un ufficio, acquistare beni strumentali, noleggiare un auto, iniziare una prova come lavoro dipendente, etc.) mi verrebbe tolto immediatamente il reddito di cittadinanza. Perché secondo loro sarebbero mutate le condizioni economiche. Avrebbero ragione se io facessi queste operazioni con soldi miei, perché dimostrerebbe che ho la possibilità di farlo e quindi non avevo diritto al sussidio, ma io invece lo farei senza soldi, cioè farei il passo più lungo della gamba senza avere coperture. Già, a volte bisogna forzare il destino per sopravvivere. Come potrei uscirne altrimenti?
Mi spiego: se per lavorare non faccio più nulla mantengo il reddito di cittadinanza, se invece sacrifico risorse che non ho mi ritrovo a non potere più pagare l’affitto… perché gli introiti da lavoro (autonomo o indipendente che sia) richiedono tempo, mentre lo stop al sussidio è immediato. Non vogliono aiutare i poveri, vogliono che i poveri restino tali!
Cristiano