Caro Porro,
seguo sempre con estremo interesse la sua trasmissione “Quarta Repubblica”, della quale apprezzo lo sforzo di esporre ed esaminare i fatti con uno spirito autenticamente liberale. Avrei però da farle alcune osservazioni sulla puntata del 20 febbraio 2023, sulla parte dedicata alla mobilità elettrica e della quale ho, per altro, apprezzato particolarmente il servizio sulle aziende del bresciano che ho trovato struggente. Mi riferisco in particolare ad alcune smaccate e inaccettabili mistificazioni pronunciate da Antonio Misiani, che né lei, né gli ospiti in studio hanno prontamente smascherato. Prendiamo in considerazione le più eclatanti:
– “…i trasporti contribuiscono alle emissioni di CO2 per il 25%…”. È una palese mistificazione riferire il dato all’auto elettrica, che incide per meno dell’1%! Il dato si riferisce a tutti i mezzi di trasporto, che per la maggior parte dei quali, se si è intellettualmente onesti, bisogna chiaramente ammettere che è impensabile la conversione all’elettrico. Si pensi, per dare un’idea, che una sola nave container, per percorrere un solo viaggio di 20.000 km (meno di un solo viaggio tra Marsiglia e Shanghai) brucia 4.600 tonnellate di carburante, equivalenti a circa 100.000 tonnellate di batterie!
– “… le emissioni di CO2 sono misurate allo scarico…”. Enorme mistificazione commessa in sede europea. Non ha senso valutare l’impatto ambientale in base alle emissioni allo scarico. L’anidride carbonica non è un inquinante (se bevo un bicchiere di acqua frizzante non muoio), ma climalterante. È quindi necessario valutare la sua emissione a livello planetario e non al tubo di scappamento. La valutazione va fatta “from the cradle to the grave”, perché abbia un senso, ma così facendo si metterebbe fuori gioco l’auto elettrica, che risulterebbe avere un impatto sulle emissioni di CO2 più o meno equivalente a quello di un’auto diesel di ultima generazione. In più, l’auto elettrica causa la devastazione di intere regioni e l’emissione di inquinanti (quelli sì), alcuni dei quali cancerogeni, che vanno ad avvelenare terreni e acque.
– “… i prezzi dei veicoli scenderanno grazie all’aumento di domanda…”. Si può considerare un auspicio, che non tiene conto però di un piccolo dettaglio: alcune materie prime indispensabili per la fabbricazione delle auto elettriche sono di limitata disponibilità in natura e non è attualmente pensabile di cambiare questo dato di fatto, a meno che non si pensi di saccheggiare l’intero pianeta. L’effetto economico di questa “strozzatura” rende alquanto imprevedibile l’evoluzione dei prezzi a seguito di un forte aumento della domanda.
– “… la soluzione è il nucleare, siete d’accordo (frase da lei lanciata in chiusura di discussione e che tutti gli scienziati intellettualmente onesti condividono)?” La risposta è stata disarmante: “Sì, ma solo se si parla di fusione nucleare!”. Conclusione? Il discorso sul nucleare è chiuso, se ne riparlerà (forse) tra 20 anni. E nel frattempo? È mai possibile che si voglia ignorare completamente la fase di sviluppo avanzato nella quale si trovano i reattori nucleari di quarta generazione, che potrebbero, quelli sì, in pochi anni (circa 10 anni) risolvere il problema energetico e delle emissioni di anidride carbonica a livello globale? È mai possibile ignorare che abbiamo in Italia un’eccellenza nel settore, la Newcleo, che porterebbe l’Italia ad essere una delle nazioni leader nel mondo se solo ci investissimo qualche frazione delle risorse che stiamo dilapidando in sovvenzioni per la transizione “green”? Si tenga presente che quando saranno attivi questi reattori potremo costruire case senza finestre (tanto l’energia costerà quasi nulla) e potremo alimentare i motori a combustione interna con l’idrogeno a costi trascurabili.
– “… sì, i paesi del terzo mondo sono i maggiori produttori di anidride carbonica, ma noi dobbiamo dare il buon esempio, perché abbiamo inquinato tanto in passato…”. Tafazzismo imperante, per i seguenti motivi: grazie all’Occidente brutto, sporco, cattivo, maschio e bianco, la popolazione mondiale è passata da un miliardo di abitanti nel 1800 a otto miliardi nel 2022, e l’aspettativa di vita è aumentata in tutte le aree del mondo; nel 1900, a livello mondiale, era 32 anni; nel 2019, invece, siamo passati a 72,6 anni (ourworldindata). A beneficiare, quindi, della “devastazione” del pianeta causata dagli occidentali è stata l’intera popolazione mondiale che, grazie al progresso scientifico, tecnico ed economico ha potuto sconfiggere molte malattie e la fame di miliardi di abitanti.
Questo “travaso” di benefici è avvenuto, ovviamente, soprattutto per una mera convergenza di interessi (basso costo della manodopera e delle materie prime contro tecnologia e cibo), ma l’evidenza dei numeri dimostra che la crescita delle emissioni di anidride carbonica ha avvantaggiato l’intero pianeta. Non sarà sempre così? Si profilano catastrofi all’orizzonte? Forse, anche se di catastrofi e fini del mondo ne sento parlare ormai da sessant’anni, ma si sottovaluta sempre la capacità di adattamento e di progresso scientifico dell’uomo (vedi generatori di quarta generazione).
Un cordiale saluto,
Claudio Lunardini