La posta dei lettori

Caro Porro, tre domande ai chiusuristi

ristoranti lockdown

Sono un imprenditore, anzi sto cercando di esserlo poiché mi trovo con la mia azienda, chiusa, in realtà mai aperta a causa di tutto questo caos, di continui rimandi e senza poter fare una vera programmazione. Parliamo di un bistro a Roma di 200 mt con quasi 10 dipendenti fermi da mesi e in attesa di poter lavorare come il sottoscritto.

Scrivo perché secondo me non vengono fatte le domande giuste ai “guru” del prudenzialismo come per esempio:

1. Perché gli autogrill e tutte le catene di ristorazione ad essi collegati possono svolgere il proprio lavoro col servizio al tavolo anche nelle ore serali e al chiuso?

2. Perché si dà la possibilità di far giocare delle partite amatoriali a calcetto dove il contatto fisico tra non conviventi è certo mentre, in un ristorante – con i giusti distanziamenti e accorgimenti – si evita con altrettanta certezza il contatto tra persone non dello stesso tavolo?

3. Perché permettere a tanti ristoranti che hanno un dehor coperto da un tetto e perimetralmente da recinzioni chiuse di esercitare, sapendo che si tratta benissimo di un luogo “chiuso” ma all’aperto?

Mi scusi dottor Porro di questo sfogo, ma, nell’organizzare un’apertura (che non so mai quando ci sarà) e un lavoro quotidiano di stabilità mentale, sto diventando matto riscontrando tutte queste incongruenze.

La ringrazio anticipatamente

Riccardo Nizzoli, 27 aprile 2021

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