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Caro Porro, vogliono l’eutanasia ma non la libertà sui vaccini

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Caro Porro,

il dibattito sul fine vita declinato all’italiana promette di essere meraviglioso. Dopo mesi a ripetere che siamo dei minus habens che non dispongono della sufficiente agenzia morale minima per accettare o rifiutare usando la propria testa una cura offerta dallo Stato, incapaci persino di lavarci le mani se non ci viene ricordato con mille cartelli, ora si pretende che con le nostre stesse povere “testoline” diventiamo arbitri quasi divini di vita e morte. Titolari di un potere quasi divino più che umano: quello di porre unilateralmente fine alla nostra vita – e date le fumose circostanze della legge, che paradosso – anche a quella del prossimo consenziente.

Quindi assolutamente liberi di disporre della vita nostra e altrui, ma ancora non abbastanza liberi da rifiutare un farmaco, e con ciò mettendola solo moderatamente a rischio, visti appunto i tassi di mortalità da Covid per la più parte delle demografiche in cifra percentuale singola dove non addirittura dello zero virgola, e vista anche e soprattutto la bassissima recettività alla malattia dei vaccinati, ovvero “gli altri”, verso i quali si invoca responsabilità con grande strepito.

Quindi il popolo italiano vivrà il paradosso di essere “responsabile” abbastanza da poter decidere di morire come dove e quando vuole, ma non abbastanza da decidere come vivere, persino nei dettagli più prosaici ed insignificanti della sua igiene quotidiana.

Umberto Masoero, 15 settembre 2021