Cultura, tv e spettacoli

Caro Romano, Orsini ha diritto di dire cose sbagliate - Seconda parte

Il Pd e la deriva illiberale: la censura contro Orsini sa di metodi stalinisti: come quelli di Putin

Chi scrive non solo giudica bizzarre, oltre che francamente illiberali, molte tesi di Orsini, e dubita anche non poco (e non da oggi) della loro solidità scientifica; così come giudica infernale quel meccanismo mediatico che porta a comprare i ragionamenti per premiare chi (come Orsini appunto) la “spara grossa”; ma non per questo invoca censure, né si mette di petto contro quei meccanismi della comunicazione a cui tutti in diversa misura soggiaciamo (e che Orsini in questo momento cavalca alla grande).

È pure d’accordo con chi, come Daniele Capezzone, insiste sul fatto che i problemi della Rai derivano dal suo non agire in un’ottica di mercato e ne invoca la privatizzazione. E può anche guardare in cagnesco (questione di gusto!) certi narcisismi impudichi del professore (e in verità non solo di lui). Ma vorrebbe che questi elementi venissero fuori in un libero dibattito e in una crescita della consapevolezza generale. La quale, come scriveva John Stuart Mill, può nascere non solo dal confronto delle opinioni ma anche dal confronto di una retta opinione con le cazzate. Ecco, per un liberale esiste anche un “diritto alla cazzata”, così come (è sempre Mill che parla) all’infelicità e a tutto ciò che uno vuole se non reca danni evidenti agli altri. L’importante credo sia sempre quello di distinguer i piani di discorso, che è poi ciò a cui più in questi anni ci siamo disabituati. Un aspetto della nostra “crisi”, che è crisi di valori persi o da rinsaldare.

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