È notizia di ieri il pentimento del capo dei Casalesi. Parliamo di Francesco Schiavone condannato a 14 ergastoli ed ormai in carcere da 26 anni.
Vi dico come inizia il pezzo di Saviano, visto che qualcuno pensa che dei Casalesi debba parlare Saviano. Esordisce così: “Avevo 19 anni quando lo arrestarono”. Ma chi diavolo se ne frega? Caro Saviano, spostati. Se sei un esperto di Schiavone, raccontami quello che sai su di lui, non di quando avevi 19 anni. Chi se ne frega quanti anni avevi.
Quando facevamo i giornalisti, parlo dell’inizio della nostra professione quando facevamo i giornalisti con la macchina per scrivere, ci spiegavano, che non esiste l'”io” nel giornalismo. Bisogna invece raccontare o porre delle questioni. Qual è l’importanza dell’età di Saviano nel racconto del pentimento del capo dei Casalesi oggi dopo 26 anni, se non il suo egocentrismo ipertrofico che tutti noi abbiamo, ma che lui mette in così bella mostra?
Nel frattempo, è decisamente più interessante Sandro Ruotolo, anche lui scortato e portavoce del Partito Democratico, secondo cui questo è un pentimento importante e che potrebbe essere il nostro Tommaso Buscetta. Ad ogni modo, la cosa più interessante a cui si arriva ragionando con un po’ di buonsenso è la seguente: dopo 26 anni di carcere duro, Schiavone cosa pensate debba raccontare agli inquirenti? E soprattutto: c’è qualcuno che crede che negli ultimi 26 anni, i politici e gli amici coinvolti, siano stati fermi immobili ad aspettare di farsi beccare i conti correnti e i tesori in caso di eventuale pentimento?
Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 30 marzo 2024