Caro VSK, c/o Vasco, c/o Vasco Rossi
Sono sempre iniziate così le mie lettere, fax, mail a Vasco Rossi: perché conosco Vasco Rossi da quando ho 16 anni – adesso ne ho 48. È stato il mio miglior amico. Lui preferiva dichiarare ai giornali che ero suo “fratello minore” ma a quel minore ho sempre risposto “in che senso”? Vasco Rossi – ci sono video e scritti sul web – ha sempre dichiarato che sono un genio. Non lo so, sono solamente me stesso. Ed è questo che Vasco ha sempre apprezzato in me: l’unico a dirgli di No.
La solitudine della rockstar l’abbiamo vissuta insieme: lui star, io rock. Ho tanti ricordi di Vasco Rossi, lo conosco bene. Il suo sfogo “no control” è in realtà per me, non per Nicola Porro. Proprio su quel sito ho scritto diversi articoli su Rossi, molto pesanti, senza che reagisse. Era troppo facile trattenersi… per dignità. Così, tra le righe, capisco che era per me. Io e Vasco Rosssi ci siamo conosciuti perché entrambi abbiamo sofferto come “cani” per la morte dei nostri padri quando eravamo troppo grandi per disperarci e troppo piccoli per restare soli. È questo il motore che ci ha spinto.
C’è un video del Corriere della Sera, ancora su Youtube, dove il giornalista parla del nostro rapporto con queste parole: “C’è una strana simbiosi tra Vasco e Serino. Spesso Vasco anticipa il pensiero di Serino e in un certo modo lo fa suo. Quindi non è chiaro quando scrive lui o quando scrive Serino”. Si vede un Vasco Rossi rosso di vergogna – nervoso che si guarda in giro – punto sul vivo – che non sa rispondere. Risponde che sono “un genio” e poi aggiunge “poi l’ho incontrato ed è da lì che sono iniziati i problemi”.
Io sono l’unica persona del quale Vasco Rossi ha paura: non perché conosca i suoi segreti, ma perché sono indipendente, libero. E ho scritto più volte “Vasco Rossi non ispira, aspira”. E lo ha fatto con tutti: è una spugna sociale. Si nutre degli altri e li butta via. Io no. Era il mio editore della rivista Satisficftion e per la prima volta al mondo – notizia che hanno riportato tutti – l’ho licenziato. Il direttore, io, che licenzia l’editore. Questo per dire.
Vasco Rossi ha sempre subito la mia influenza, soprattutto culturale: il suo album Liberi Liberi? Viene da Fuga dalla libertà di Erich Fromm che gli ho consigliato. Sto pensando a te? Viene da Malicholia di Jon Fosse che gli ho consigliato. Manifesto della nuova umanità? Viene da un libro che gli ho consigliato. Se Ti potessi dire? Viene da una mia frase. Un mondo migliore? Viene dalla mia frase “Essere liberi/costa soltanto qualche rimpianto”.
Tutto a prova di querela perché è pubblico. Ho sempre avuto un rapporto così con Vasco Rossi? Digli di no. La sua scrittura fotografica e punteggiata? Viene da Cèline. Le frasi asciutte? Dal minimalismo americano. Con Vasco Rossi ho litigato mille volte. Non intendo farlo adesso. Credo soltanto che sulle mascherine abbia ragione. Soprattutto per un anziano come lui è giusto. Anche se è uno sportivo: ci sono foto sul web dove nuota al largo con cappellino asciutto occhiali da sole e onde con la punta a triangolo: Vasco Rossi non sa nuotare. Ci sono foto dove corre nei boschi: mai una goccia di sudore.
Esiste il marchetting della spericolatezza e quello della avvedutezza. Adesso è quello dell’essere sani. Anche perché è ciò che lo mantiene in vita. I concerti? Certo… Come no… Le canzoni nuove? Sono tutte firmate Laura Shmidt e Luca Rossi, ovvero sua moglie e suo figlio. Modena Park? Un record. Peccato che nessuno sappia il dietro le quinte. Come il grande raduno che fece gratis a Catanzaro per 400 mila persone. Tutti contenti. Non sapevano di essere comparse poi vendute alla tv commerciale e da uno sponsor provato. La sua gioia di essere andato a Londra a suonare dopo anni? Non gioia: non poteva andare perchè dopo due condanne per droga in Inghilterra non ti fanno andare per anni.
Comunque, caro Vasco: per anni hai portato una maschera. Perché tutti adesso si accorgono della mascherina? Non lo so. Del Papa ha la coerenza – sin da quando lavorava con me al Mucchio Selvaggio – nel criticarti. Come faceva dallo stesso giornale Andrea Scanzi che, però, adesso ti venera. È bello cambiare idea, ma anche essere liberi di scrivere… Come te. Su Facebook: quando scrivi te si riconosce. Non hai mai voluto capire che i puntini di sospensione son tre e ne usi due. Idem per gli esclamativi… Ti voglio bene, non prendertela con Nicola Porro come “perro”: lo so, come dici in un video, che odi i cani perché puzzano, ma abbi pazienza.
In fondo siamo tutti randagi: emigranti della risata con i chiodi negli occhi. Dovresti capirlo bene. Tu che in questo inedito hai scritto, preveggente, a fine anni ’70: “Maledetta sia la vita
se la vita è solo questo, se ti tocca poi di viverla lo stesso! E alla fine accetti tanto che ti uscirà dagli occhi con le lacrime di un essere che non reagisce più ecco… Adesso sei un uomo! Sei un uomo come tanti che potrà servire a far fruttare i soldi! Hai la macchina, una moglie che ti sfornerà bambini tra un esaurimento e l’altro… fino a quando?”
Caro Vasco se vuoi attaccare attacca i più forti, attacca me. Io sono qui. E come canteresti tu: “Ti aspetto in fondo al mare… che to lo do io l’animale”…
Gian Paolo Serino, 16 settembre 2020