Il podcast di Sallusti

Caro Zaki, ma che dici? Impara l’italiano prima di darci lezioni

Il podcast di Alessandro Sallusti del 1° aprile 2023

Come se non bastassero quelle che già abbiamo una nuova minaccia incombe sull’Italia. Prepariamoci al peggio. Patrick Zaki, l’attivista egiziano nonché ex ricercatore all’Università di Bologna, è sotto processo – come noto – nel suo paese ed è diventato per questo una star della sinistra italiana.

Ecco, in un’intervista rilasciata ieri, Zaki ha detto di essere pronto, quando mai ritrovasse la piena libertà in Egitto, a entrare nel l’agone della politica italiana e candidarsi alla prima occasione utile. Questo, ha detto, per migliorare la vita delle minoranze, la situazione dei diritti umani, perché la politica di questo nuovo governo delle destre è pericolosa e inquietante e c’è bisogno di battersi contro il razzismo e a favore delle minoranze e ovviamente delle comunità LGBT perché quelle non mancano mai.

Verrebbe da dire, ma caro Zaki, ti sei bevuto il cervello? Perché va bene tutto, ma che tu sostenga – lo dici nell’intervista – che noi siamo un paese che discrimina, cozza con la grande mobilitazione generale in tuo sostegno e con il fatto che la Camera dei Deputati ha approvato a grandissima maggioranza nel 2021 una mozione per concederti addirittura la cittadinanza italiana. È vero, in quell’occasione i deputati di Fratelli d’Italia si erano astenuti, ma alla luce delle pure dichiarazioni di oggi mi viene il sospetto che fu un caso di lungimiranza perché di uomini liberi che sostengono di essere discriminati da un paese del cavolo, cioè dall’Italia, ne abbiamo in circolazione a sufficienza.

No Zaki, credi non a me, mai fatti. Qualsiasi sia il colore del governo, l’Italia non discrimina nessuno. Facile fare il liberatore dove non ci sono prigionieri. Se fossi sincero e avessi le palle dovresti sì entrare in politica, ma nel tuo di paese, non nel nostro. Perché in effetti, come dimostra la tua vicenda, da quelle parti in Egitto qualche problemino su questi temi in effetti c’è. Quello è il tuo paese, lì ci sono le tue radici, lì c’è bisogno di eroi veri e non solo mediatici. Mettiti tranquillo, è dal 1945 che noi ce la caviamo da soli con qualche inciampo, certo, ma ce la caviamo assai bene senza bisogno di importare mano d’opera, politica e intellettuale dall’Egitto o da qualsiasi altra nazione.

Un’ultima cosa: se proprio vuoi parlare con gli italiani, impara prima la nostra lingua, cosa che ancora non sai, così magari ci capiamo meglio e sarebbe comunque un segno di rispetto nei nostri confronti.