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Carola RacKete, l’apoteosi dei cliché di sinistra

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Carola Rackete, la capitana della nave Ong Sea Watch, è la «donna di Vitruvio» perfettamente inscritta nel cerchio del politicamente corretto, la incarnazione della cultura dominante in questa epoca. Vediamo quali sono le sue caratteristiche, prelevando le sue parole dall’intervista rilasciata ieri a la Repubblica.

1. Apolide e senza radici. Non si sente tedesca, al massimo europea. Ci vorrebbe più Europa. Non c’è un luogo che chiamerebbe «casa».

2. Cosmopolita e senza confini. L’altra faccia della medaglia. Quella che spinge a ritenere giusto, anzi doveroso, non rispettare la legge di uno Stato sovrano. Secondo Rackete, «talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate davanti a un giudice». Secondo altri, quelle azioni sono un reato. I confini non hanno alcun senso per una cosmopolita. E qui forse c’è una contraddizione: la Sea Watch, che trasporta manodopera a basso costo, non è proprio uno strumento della globalizzazione liberista che Carola Rackete vorrebbe sabotare?

3. Ambientalista. Ammiratrice di Greta, fa parte del gruppo Extinction Rebellion «che lotta contro i cambiamenti climatici». Non prende l’aereo: «Sono andata in Cina in treno».

4. Diritti umani. La destra «radicale e sovranista» viola i diritti umani. Nella destra radicale, la Capitana include tutto ciò che non è sinistra, da Matteo Salvini ai neonazisti della Sassonia. Fior di filosofi insegnano che la politica dei diritti umani ha i suoi limiti e i suoi rischi. Niente. Basta dire «diritti umani» per far diventare tutto buono e giusto.

5. Immigrazionista. Tutti i migranti devono sbarcare in Europa. È loro diritto: «Anche chi scappa dalla fame e dalla mancanza di opportunità ha diritto a un futuro». Una buona percentuale di migranti appartiene a quella che potrebbe e dovrebbe essere la classe media africana: non sarà un problema anche per i Paesi di partenza?

6. Atea. Nulla di strano, nell’età della secolarizzazione.

7. Intellettuale. Ci tiene a sottolineare di provenire da «un ambiente accademico» e di avere «amici in molte università». Carola Rackete non ha una opinione fuori posto. Se non esistesse, le Ong dovrebbero inventare una Capitana Rackete, uguale a questa.

Alessandro Gnocchi, 7 luglio 2019