Fini si difende: "Non ho autorizzato quella vendita"
Dopo la condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere, Gianfranco Finii parla ai cronisti lasciando Palazzo Clodio: “Non sono deluso. L’unico punto su cui il collegio ha ritenuto di non assolvermi completamente è quell’autorizzazione alla vendita dell’appartamento che è del tutto evidente non è stata da me autorizzata”. Insomma: l’ex presidente della Camera, per cui i pm avevano chiesto 8 anni di carcere, sostiene di uscire dal Tribunale “più sereno di quello che si può pensare dopo 7 anni di processi”. “Ricordo a me stesso che, per analoga vicenda, una denuncia a mio carico fu archiviata dalla procura di Roma – aggiunge – Me ne vado più sereno di quello che qualcuno può pensare: certo 7 anni per arrivare a una conclusione come questa… È giusto avere fiducia nella giustizia, certo se fosse un pò più sollecita… Dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, tanta denigrazione da un punto di vista politico… Responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è ben chiaro in cosa consista il reato”.
La sentenza: Fini condannato
Dopo una camera di consiglio rapida, i giudici della quarta sezione penale del tribunale penale di Roma, presieduti da Roberta Palmisano, hanno condannato Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale, a due anni e otto mesi di carcere.
L’ex presidente della Camera è stato condannato per concorso morale in riciclaggio. Ci sono voluti sette anni per arrivare ad una sentenza.
La requisitoria del pm
Nei giorni scorsi, il pm capitolino aveva chiesto una condanna a 8 anni di carcere per l’ex leader di An. Per Elisabetta Tulliani invece erano stati chiesti 9 anni di carcere, ridotti a 5 nella condanna. Mentre per Giancarlo Tulliani la richiesta era di 10 anni di reclusione, ridotti a sei. Condannato anche il padre, Sergio Tulliani, anche lui a 5 anni.
Di cosa stiamo parlando
Il processo ruota attorno alla famosa casa di Montecarlo, un immobile lasciato in eredità ad Alleanza Nazionale dalla contessa Annamaria Colleoni e che sarebbe stata acquistata, secondo l’accusa, confermata ora dalla condanna, da Giancarlo Tulliani attraverso società off-shore. La compravendita risale al 2008 e costò al fratello di Elisabetta poco più di 300mila euro per un immobile che nel 2015 ne fruttò 1 milione e 360mila.
L’accusa era quella di riciclaggio.
