Il catasto patrimoniale imposto dal presidente del Consiglio passa in Commissione alla Camera, grazie al dietrofront di Noi con l’Italia, che aveva presentato un emendamento soppressivo insieme con Lega, Forza Italia, Coraggio Italia, Fratelli d’Italia e Alternativa.
L’insistenza del governo sul proprio testo conferma, per chi di conferme avesse bisogno, che l’intento della revisione del catasto è quello indicato nella relazione che accompagna il disegno di legge: predisporre l’aumento della tassazione sugli immobili, come richiesto dalla Commissione europea. Alla favoletta della “mappatura”, del semplice “aggiornamento statistico”, delle incongruenze da sanare, può credere qualche ingenuo e fingere di credere qualcuno in malafede. Va bene essere sconfitti, ma non essere presi in giro!
Questa vicenda, peraltro, lascia l’amaro in bocca anche per la disgustosa strumentalizzazione della guerra che hanno fatto e continuano a fare diversi esponenti politici, anche di primo piano, e alcuni osservatori. Gente che vorrebbe impedire la discussione su una norma così importante con la scusa che ci si trova in un momento drammatico per il mondo. In tal modo compiendo un totale ribaltamento della realtà, essendo sconcertante – invece – che il governo sia arrivato addirittura a minacciare la crisi se non si fosse proceduto all’approvazione della revisione catastale. Il tutto, mentre la guerra impazza, la pandemia non è ancora scomparsa, le bollette triplicano, l’inflazione galoppa. Disgustoso, non ci sono altri termini.
Un sincero ringraziamento va a alle cinque forze politiche che si sono opposte fino all’ultimo, mantenendo gli impegni assunti e compiendo anche l’atto di responsabilità di proporre una soluzione di compromesso, respinta senza spiegazioni. L’auspicio è che non mollino la presa, insistendo anche in aula per la soppressione di questa disposizione e contrastando senza timidezze l’ipotesi – inqualificabile – dell’imposizione del voto di fiducia su un disegno di legge delega, vale a dire su un provvedimento con il quale, secondo quanto previsto dalla Costituzione, il governo riceve dal Parlamento l’indicazione dei principi e dei criteri direttivi da seguire per una riforma, in questo caso rilevantissima come quella fiscale.
La realtà è una sola. La patrimoniale sugli immobili – quella che piace alla gente che piace – pesa oggi per 22 miliardi di euro l’anno. Ma – per un voto (di un pentito…) – si è deciso che non basta, che deve aumentare ancora. Finché “i soldi degli altri”, come diceva la Thatcher, non finiranno. O finché il buon senso prevarrà, trasformando in una vittoria la sconfitta di misura.
Giorgio Spaziani Testa, 7 marzo 2022