La direttiva, riferita sempre agli edifici privati, prevede che l’Italia debba ridurre il consumo energetico degli immobili esistenti del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, invece, il 16% di quelli con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033.
Cosa significa? Vuol dire che occorrerà fare interventi come introdurre un cappotto termico, sostituire gli infissi, montare nuove caldaie e dotare i tetti di impianti solari.
“Se traduciamo la direttiva in numeri – spiega il leader Fillea, Alessandro Genovesi – con il 55% della riduzione dei consumi energetici che dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori, questo vuol dire che entro il 2030 le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico”.