Politiche green

“Case piccole e strade senza auto”. Il report choc sul futuro “green”

Il rapporto californiano boccia la politiche governative sull’auto elettrica, ma le soluzioni offerte sono ben peggio del buco

Politiche green

Stamattina, sulle colonne del sito nicolaporro.it, abbiamo raccontato l’incredibile dietrofront della California, Sato federale da sempre pioniere delle politiche green e dell’elettrico, ma che adesso rischia di essere protagonista di un fenomeno addirittura contrario: la cancellazione totale dell’automotive elettrico, o comunque il tentativo di imporre un vasto intervento di efficienza per garantirne la circolazione senza inquinare.

È questo quanto rilevato da un rapporto – dal titolo Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining – di “accademici ed esperti di politica”, appartenenti al Climate and Community Project, che hanno delineato almeno tre problematiche che girano attorno alle automobili elettriche. Eppure, come ben rilevato dal Wall Street Journal, a presentare come totem questi deficit è proprio la sinistra progressista, ovvero la stessa che per decenni ha sposato la teoria dell’auto elettrica come unica soluzione per azzerare l’inquinamento delle sporche macchine a diesel e benzina. L’obiettivo dei liberal è un ritorno alle origini. “Il piccolo sporco segreto dei progressisti è che tutti dovranno accontentarsi di molto meno: meno auto, case e cortili più piccoli e uno standard di vita notevolmente inferiore”, specifica Allysia Finley, giornalista del Wsj, che elenca le problematiche indicate nel rapporto:

  • Problema 1. “Le batterie dei veicoli elettrici richiedono carichi di minerali come litio, cobalto e nichel, che devono essere estratti dal terreno come combustibili fossili”. Una quantità che nel 2050, secondo il rapporto, arriverebbe al triplo dell’attuale utilizzo globale, con un conseguente aumento delle estrazioni minerarie. Questo, secondo gli accademici californiani, comporterebbe “danni sociali e ambientali, in molti casi danneggiando irreversibilmente i paesaggi senza il consenso delle comunità colpite”. E quindi niente estrazione.
  • Problema 2. “L’estrazione mineraria rappresenta dal 4% al 7% delle emissioni globali di gas serra. I produttori di automobili hanno dato la priorità alla produzione di pick-up e SUV elettrici perché piacciono ai conducenti, ma richiedono batterie molto più grandi e più minerali“. Ciò andrebbe quindi a richiedere più attività minerarie per produrre più veicoli elettrici, e di conseguenza più anidride carbonica. Ergo, maggiore inquinamento.
  • Problema 3. Continua il rapporto: “La produzione di veicoli elettrici, la costruzione e la manutenzione di strade, autostrade e parcheggi sono processi ad alta intensità energetica ed emissioni con alti livelli di carbonio incorporato”. Ciò comporterà un automatico aumento della domanda di elettricità, mentre “la transizione verso una rete elettrica decarbonizzata è ancora in corso”.

Ma il rapporto si sbilancia ulteriormente, e dopo aver fatto fuori la politica dell’automotive elettrico – portata avanti da Usa e Ue, ma soprattutto dalla Cina – sviscera anche la soluzione più socialista di tutte: tasse, tasse e ancora tasse. In particolare, i governi dovrebbero aumentare o addirittura imporre nuovi prelievi fiscali su camioncini e SUV (ovviamente compresi anche quelli elettrici). E ancora costruire più piste ciclabili, subordinare la circolazione a motore a quella pedonale, composta solo da biciclette e spostamenti a piedi, per poi arrivare a ridurre le “sovvenzioni finanziarie per i veicoli privati”, come i parcheggi su strada e gratuiti. Ma il rapporto non si ferma qui: “Nelle città, i governi possono promuovere opzioni di trasporto aumentando la disponibilità e la sicurezza di piste ciclabili, marciapiedi e strade senza auto; sovvenzionare le biciclette ed e-bike; agevolare i programmi di car-sharing come alternativa alla proprietà individuale dell’auto; e fornire a basso o nessun costo opzioni per il bike sharing. Le autorità di transito e Amtrak dovrebbero essere incoraggiati e/o legiferati per eseguire frequenze più elevate, ferrovia regionale a basso costo per migliorare la mobilità e sostituirla viaggi in auto”.

Un rapporto, però, che si scontra totalmente con le esigenze di un mondo globalizzato, di un pianeta fortemente interconnesso ed intrecciato economicamente. Chi chiede agli “espertoni” californiani come trasportare il grano ucraino verso i Paesi africani, per esempio? Oppure il nostro made in Italy in tutti gli Stati del mondo? Magari la soluzione sarà sempre la stessa: bicicletta e movimento pedonale. Insomma, l’ennesima supercazzola a sfondo green.

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