Combustibile che vai, inghippo che trovi. Dopo la pubblicazione del Piano di risparmio del gas da parte del governo, a più di qualcuno sarà venuto in mente di volgere lo sguardo alla cara vecchia legna. Basta riscaldamento a metano, che causa Putin e non solo ci sta costando un patrimonio, e via di nuovo con il caldo fuoco serale sul camino di casa. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Soprattutto perché in onore delle politiche green in larga parte d’Italia l’utilizzo del camino non è solo sconsigliato. Ma proprio vietato. E in un periodo in cui il Mise ci chiede di abbassare di 1 grado la temperatura delle case o di spegnere le tv in stand-by, la cosa fa quantomeno sorridere.
Troppo inquinamento da legna
Tutto nasce da una legge del 2013, che recepisce una direttiva Ue, che aveva lo scopo di migliorare la qualità dell’aria inquinata, dicono gli esperti, anche dalle emissioni prodotte da un bel falò. A dire il vero sono poi le regioni che disciplinano l’utilizzo o meno dei camini e in diverse zone d’Italia la politica ha messo le catene a camini e spazzacamini. Pare infatti che secondo l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, il 39% delle emissioni di PM10 sia di origine domestica e dovuta proprio all’uso di pellet e legna per scaldare le case. Lo stesso dicasi per il Consiglio nazionale delle ricerche. Per questo, le Regioni a vario titolo regolamentano la questione catalogando gli impianti di riscaldamento con un sistema che va da 2 a 5 stelle, costringendo nei fatti gli italiani a investire (non pochi) soldi per dotarsi di un impianto in grado di limitare le emissioni legnose.
Le regole regionali
Regole simili le hanno Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Dalle parti di Bonaccini, per dire, è vietato utilizzare nei Comuni sotto i 300 metri, nel periodo 1° ottobre – 30 aprile, generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa ad alto impatto emissivo sotto la certificazione a 3 stelle. Lo stesso, o quasi, in Lombardia, dove però ci sono alcune deroghe per “i caminetti e gli impianti con potenza al focolare fino a 10kW utilizzati saltuariamente per scopi ricreativi o gli impianti storici”. Sintesi: se vuoi usare legna o pellet, devi dotarti di un impianto di ultima generazione. Ovviamente investendoci risorse da ammortizzare poi nel tempo.
Camini sì o camini no?
Certo, in teoria nessuno si immagina un ritorno a città invase dal fumo dei camini. Però il punto qui non è tanto quello che avevamo deciso ieri, quanto la situazione in cui ci troviamo oggi. Se fino ad un anno fa chiedere ai cittadini spendere per cambiare i caminetti, impedendogli di usare quelli già esistenti, poteva avere una logica e uno scopo, oggi le cose sono cambiate. Come fatto notare dai consiglieri regionali di Fdi in Emilia Romagna, Marco Lisei e Michele Barcaiuolo, “non si può ignorare la necessità di adottare provvedimenti per mitigare gli effetti della crisi ed alleggerire il peso economico che dovranno sostenere le famiglie”. Il governo mi chiede di risparmiare gas riducendo i consumi e abbassando la temperatura del riscaldamento a casa? Beh, che almeno mi permetta di usare un po’ di legna (sempre che il suo costo non schizzi alle stelle). Anche perché nel Piano con cui speriamo di staccarci da metano di Mosca è scritto chiaro e tondo che faremo maggior uso delle centrali a carbone. Di certo non meno inquinanti di un po’ di legna.