Smentite insomma tutte le lamentele grilline. Primo: il cashback ha favorito l’uso dei pagamenti elettronici? No, perché “quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte”. Secondo: il cashback ha spinto gli italiani sprovvisti a chiedere un bancomat? Neppure, perché è “improbabile che chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non può spendere quelle cifre”. Terzo: il cashback ha fatto aumentare il gettito fiscale? Macché: visti gli effetti regressivi, i costi e le criticità applicative al momento non si possono “stimare effetti significativi sul gettito”. Ma soprattutto Draghi vede quello che pure un bambino (tranne Conte e il M5S) poteva capire: ovvero che “è probabile che le transazioni elettroniche crescano per effetto del cashback soprattutto in settori già a bassa evasione, come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici”. Tradotto: un flop totale, dai costi sconsiderati.