Caso Beccaglia, condannato il tifoso: la sentenza

Il tifoso, che diede una pacca sul sedere alla giornalista Beccaglia, è stato condannato a un anno e sei mesi per violenza sessuale

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greta beccaglia

Vi ricordate il caso Beccaglia? La giornalista palpata da un tifoso, mentre era in diretta per la partita di Serie A, Empoli – Fiorentina? Bene, poche ore fa è arrivato l’esito finale della vicenda. Andrea Serrani è stato condannato ad un anno e sei mesi per violenza sessuale, con l’obbligo di risarcire la giornalista molestata. Il tifoso sarà obbligato anche a risarcire, per una cifra complessiva di 10mila euro, l’Ordine dei Giornalisti e l’Associazione della stampa nazionale e toscana.

Una sentenza che nasce dalla scelta di Serrani di procedere con rito abbreviato, tant’é che il giudice ha disposto la sospensione della pena per 5 anni, subordinandola alla partecipazione dell’imputato a percorsi di recupero. Una pronuncia, però, che si trova in netto contrasto con quanto successo solo una decina di giorni fa, quando un giornalista di Sportitalia, Tancredi Palmeri, mentre stava commentando i Mondiali appena terminati, è stato molestato da una giovane ragazza neozelandese nelle stesse modalità, ovvero con una pacca sul sedere al cronista.

Per approfondire:

“Mi hai toccato il culo”, dice in inglese Palmeri, mentre la ragazza neozelandese se la ride divertita. Eppure, non è sorto alcun caso nazionale, nessuna denuncia, nessuna crocifissione mediatica, nonostante il fatto sia stato evidentemente di cattivo gusto. Insomma, pare che vigano sempre due pesi e due misure: la pacca sul sedere di una donna vale più di una nei confronti di un uomo? Almeno in questi due scenari sembra che la risposta sia affermativa, nulla togliendo – ovviamente – alla cafonaggine, alla rozzezza ed alla maleducazione che si associa ad un gesto simile.

Ma, nel caso Beccaglia, il gip Antonio Pezzuti non ha dubbi: quell’atto non fu una semplice bravata, e neanche una molestia. Piuttosto, un caso ben più grave di violenza sessuale, appunto, che si è basato sull’accoglimento delle richieste fatte dal pubblico ministero. Solo una domanda: lo stesso trattamento varrà anche per la giovane ragazza neozelandese? Purtroppo (o, forse, fortunatamente) abbiamo i nostri dubbi.

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