Sarebbe bello se il gup Nunzio Sarpietro, che si sta occupando del caso Gregoretti, smentisse i virgolettati che gli attribuisce oggi il Corriere della Sera. Secondo il quotidiano di via Solferino, mentre si congedava da Giuseppe Conte, la toga gli avrebbe detto: “A livello personale le auguro di andare avanti con un governo Conte ter, e non me ne voglia il senatore Salvini”.
Caro giudice, non è che gliene deve volere Matteo Salvini. Gliene deve volere il popolo italiano, nel nome del quale lei pronuncia le sentenze. E che si aspetta una giustizia terza, imparziale, serena, scevra di tifoserie, ma soprattutto credibile. E, come si sa, la credibilità di un giudice non deriva tanto dall’assenza di convincimenti personali – sarebbe inumano – quanto dai propri comportamenti sobri ed equilibrati, tali da non ingenerare alcun sospetto di parzialità in chi lo osserva. Lei, invece, uscendo da Palazzo Chigi, dove ha ascoltato il presidente del Consiglio, dice (citiamo sempre il Corriere) che le ha fatto “un’ottima impressione e credo rappresenti molto bene il Paese”.
Scusi, giudice Sarpietro, ma chi glielo ha chiesto? Deve valutare se il blocco della nave Gregoretti fu un reato o una legittima scelta politica, oppure se Conte è un bravo premier? E se lascia che i giornalisti raccolgano queste sue sortite, come può pensare che i cittadini la considerino affidabile nell’esercizio delle sue funzioni, in questa particolare circostanza?
Nicola Porro, 29 gennaio 2021