Caso Willy, una società decadente e senza valori

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L’indomani di una tragedia come l’uccisione di Willy a Colleferro, è il momento del dolore in cui chiedersi come sia potuto accadere un fatto del genere e come possa un gruppo di persone a macchiarsi di un omicidio con una violenza e una brutalità inaudita, per giunta nei confronti di un giovane la cui unica colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Occorre fare un passo indietro nella vita di tutti i giorni del branco e domandarsi in quale momento si è superato il punto di non ritorno in cui comportamenti, atteggiamenti e modi di fare violenti, intimidatori, arroganti sono diventati non solo leciti ma sono stati addirittura sdoganati entrando a far parte della normalità. Sembra che nei paesi limitrofi a Colleferro si conoscessero le abitudini del gruppo degli omicidi, solo poche settimane fa uno di loro aveva mandato al pronto soccorso un vigile, colpevole di avergli ricordato di indossare la mascherina. Pare si fossero macchiati di altri comportamenti violenti, addirittura che esercitassero strozzinaggio e micro estorsioni e che fossero coinvolti nello spaccio.

Non ci si può perciò limitare ad analisi fuorvianti che attribuiscono la colpa del pestaggio mortale alle arti marziali o alla Mma né avvallare la posizione di chi vorrebbe “bandire certe discipline ‘marziali’ e chiudere relative palestre”, sarebbe come vietare l’utilizzo delle automobili perché avvengono gli omicidi stradali.

Il problema è in realtà più profondo e non riguarda, come altri vorrebbero farci credere, l’appartenenza politica. Neanche di fronte una tragedia del genere sono mancati pseudo commentatori che hanno speculato per fare squallida propaganda tirando in mezzo la destra, Salvini, la Meloni.
Il nodo della questione è il modello di società che abbiamo costruito che non sa nemmeno più rispettare la morte rimanendo in silenzio di fronte all’omicidio di un giovane innocente ma la utilizza per secondi fini politici.

Una società in cui il fenotipo dell’uomo che ha ucciso il giovane Willy gode nell’ordinario di un’inclusione sociale e di una accettazione in ampia parte della popolazione italiana. L’uomo tutto tatuato, palestrato, arrogante, il macho che ostenta la propria ignoranza facendone un vanto, camicia floreale, pantalone attillato, abbronzatura trecentosessanta cinque giorni l’anno, personaggi che in un contesto sociale normale andrebbero emarginati e considerati delle macchiette ma che diventano un modello, perfetto emblema della decadenza dell’Occidente.


C’e chi vuole ricondurre alla politica la genesi di questi personaggi ma è sbagliato perché il problema è trasversale, intergenerazionale. E allora dobbiamo interrogarci come sia stato possibile costruire una società basata su simili modelli perché l’omicidio di Willy non è un semplice fatto di cronaca nera ma nasce da un problema più profondo di carattere socio-culturale diffuso nella nostra società che ha smarrito esempi, valori e ideali.

Francesco Giubilei, 8 settembre 2020

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