Cronaca

Caso Yara, toga indagata per “depistaggio”. Punto a favore di Bossetti? - Seconda parte

La denuncia dei legali di Bossetti porta ad indagare due persone: cosa c’è dietro questa ennesima svolta

Diritto a una piena difesa

Lo diciamo subito: è davvero improbabile che questo ulteriore iter giudiziario porti a qualche risultato concreto. Anche perché la questione fondamentale non è tanto stabilire se vi sia stato dolo o malafede da parte delle istituzioni, quanto capire perché ad un cittadino italiano è stata negata la possibilità di consultare delle prove rivelatesi determinanti per la sua condanna, impedendo di fatto alla difesa di svolgere il proprio compito fino in fondo. Qui non si sta discutendo della colpevolezza o meno di Bossetti, ma del diritto di ognuno di noi di potersi difendere pienamente nel momento in cui si venga portati in giudizio. Moltissimi processi avrebbero avuto un esito assai diverso se fossero state negate controperizie e tesi difensive basate su consulenze di parte.

Dunque, a distanza di diversi anni, sarebbe il caso di rimediare ad un tragico errore. Che si giochi finalmente a carte scoperte, com’è giusto che sia. Sarebbe un’operazione di trasparenza doverosa che renderebbe giustizia e dignità non solo a Bossetti, ma anche a chi ha passato anni ad indagare sul caso e agli esperti che hanno condotto i test scientifici per conto dell’accusa. Scelte di tipo contrario, infatti, non hanno fatto altro che sollevare perplessità ed alimentare complottismi. Soprattutto lo si deve alla vittima e alla sua famiglia che meritano un colpevole che sia davvero tale “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

Nicolò Petrali, 31 marzo 2022

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