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C’è chi si ribella al woke. È partita la fuga da Harvard

Immagine generata da AI tramite OpenArt

La delirante dottrina woke inizia a mietere vittime anche tra i grandi d’oltreoceano. Ironia della sorte proprio lì, nelle prestigiosissime istituzioni universitarie statunitensi ove il morbo del risveglio si era originato per poi propagarsi a macchia d’olio in tutto il mondo occidentale.

Come fa notare Federico Rampini dalle colonne del Corriere della Sera, dai grandi atenei privati degli Usa è partita una sorta di reazione spontanea da parte di famiglie e studenti nei confronti della dittatura ideologica wokista, che sta generando degli importanti flussi in uscita dalle università del Nord verso quelle del Sud. Basti pensare che il numero di studenti americani del Nord iscritti in atenei del Sud è cresciuto dell’82% nel corso dell’ultimo ventennio, con punte del 30% soltanto negli ultimissimi anni.

Una clamorosa bocciatura per le principali istituzioni universitarie private che fanno parte della cosiddetta Ivy League, ovverosia la lega degli atenei più esclusivi degli Stati Uniti d’America, non a caso tutti situati nel Nordest, che continuano loro malgrado a far registrare un’inarrestabile emorragia di iscrizioni a beneficio dei meno quotati atenei del Sud.

Secondo il ben informato Rampini, le ragioni della crisi in cui imperversano i grandi atenei privati americani sarebbero da ricercare principalmente nell’indottrinamento ideologico di matrice wokista e in tutto ciò che da questo discende: repressione del dissenso, intolleranza, censura, sostegno a cause radicali, e talvolta estreme, accompagnate peraltro da inaccettabili episodi di violenza.

Tutte cause che hanno indotto molte facoltose famiglie statunitensi a boicottare atenei del calibro di Harvard o Columbia, per dirottare il percorso di studi dei loro figli verso Sud, evitando così di esporli al radicalismo ideologico dilagante nei campus elitari, e beneficiando peraltro di un sostanzioso risparmio sul costo delle rette universitarie.
Non solo. Perché oltre alle famiglie, la disaffezione verso l’estremismo di stampo wokista sembrerebbe aver investito anche gli stessi studenti, ivi compresi quelli identificabili come ‘minoranza’, sia essa etnica, sessuale o religiosa, sempre meno avvezzi a subire passivamente quei deliri ideologici dilaganti nelle aule degli atenei dell’Ivy League.

Risultato: pur di non rinunciare alle cospicue somme derivanti dalle iscrizioni degli studenti, le università del Nord stanno progressivamente rivedendo il loro posizionamento ideologico reindirizzandolo verso posizioni più moderate, a cominciare dalla rinuncia al supporto delle istanze perorate dall’estremismo antisemita.

Morale: dopo aver contaminato poco alla volta la gran parte degli atenei del mondo occidentale, il morbo del risveglio inizia ora ad arretrare, fino a battere clamorosamente in ritirata proprio in quei luoghi elevati dai profeti del woke a sacri templi dell’ideologia.

Salvatore Di Bartolo, 18 ottobre 2024

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