Lo abbiamo detto e ridetto nella Zuppa di questa mattina: il centrodestra non deve fare l’errore di dividersi, e soprattutto non dovrebbe mostrare il fianco alla sinistra sputtanandosi sui giornali. Domani, giovedì 13 ottobre, Camera e Senato si riuniscono per la prima volta ed inizia il primo impegno serio per Salvini, Meloni e Berlusconi: eleggere senza scossoni i due presidenti, prime caselle della legislatura che verrà.
Da qualche giorni i retroscena, non sempre azzeccati e a volte decisamente fantasiosi, parlano di tensioni tra i leader della maggioranza. È normale ci siano delle trattative: sui nomi dei ministri, sulle caselle da riempire, sulle nomine e i sottosegretari da fare. Tutto normale, tutto nella logica. Ora però Salvini, Meloni e Berlusconi sono al redde rationem: se eleggeranno senza mal di pancia i presidenti di Camera e Senato, allora sarà un buon viatico per il governo. Altrimenti, saranno dolori.
La notizia odierna è che un accordo ci sarebbe. “Non cui sono problemi”, ha detto a Montecitorio Giovambattista Fazzolari, uno dei nomi forti di Fdi. Anche Matteo Salvini si dice sicuro che verrà concluso tutto domani, anche se l’esperienza del presidente della Repubblica insegna che non bisogna dire “gatto” prima di avercelo nel sacco. “Penso che non possiamo perdere tempo, la situazione dell’Italia non è facile”, dice la Meloni che con i due alleati dovrebbe vedersi nel pomeriggio. Fratelli d’Italia è “ottimista”, tanto che Giovanni Donzelli, altro uomo forte di Fdi, assicura che pure la lista dei ministri sarebbe praticamente pronta. Nessuno ne ha ancora parlato chiaramente, fa notare, solo perché ad oggi non c’è un presidente del consiglio formalmente incaricato. Prima di allora, bisogna attendere le consultazioni del presidente della Repubblica. Poi si vedrà. “L’incontro” fra i leader di oggi pomeriggio, parola di Fazzolari, “servirà a delineare meglio il quadro perché ovviamente è tutto un gioco a incastro. Finché uno non ha tutte le caselle in ballo definite. Ma non perché ci sono criticità particolari”.
Di certo c’è che la carica dei vertiti di Palazzo Madama e Montecitorio sono importanti. Alla Camera forse meno, visto che la maggioranza gode di numeri schiaccianti. Ma al Senato no (12-13 voti in più della maggioranza assoluta) e dunque si tratta di un ramo del Parlamento, con tutte le sue articolazioni, che Meloni vuole presidiare bene. La corsa a due sarebbe tra Ignazio La Russa e Roberto Calderoli, uomo che più di ogni altro conosce le pieghe dei regolamenti parlamentari. Alla Camera è in vantaggio in leghista Molinari.