Uno scherzo, di pessimo gusto. La vittima è il premier italiano Giorgia Meloni, a realizzarlo Vovan & Lexus, due “comici” russi, in realtà considerati vicini agli 007 del Cremlino. I due hanno telefonato al primo ministro fingendosi un leader africano e spingendola ad alcune confidenze in merito alla guerra in Ucraina.
La telefonata
Nella conversazione, parlando dell’Ucraina, Meloni ha detto: “Vedo molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti. Siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita. Il problema è trovarne una che possa essere accettabile senza distruggere il diritto internazionale”. Queste parole, va detto, ribadiscono l’importanza di garantire la sovranità e l’indipendenza di Kiev, un punto che la premier italiana ha affermato più volte in passato. Analizzando la situazione attuale in Ucraina, la premier Meloni ha però riconosciuto che Kiev non ha raggiunto il successo che ci si aspettava in primavera. Secondo la premier, l’Ucraina sta procedendo, ma non ha cambiato il corso del conflitto. Ha poi aggiunto: “Quindi tutti comprendono che (il conflitto) potrebbe durare molti anni se non proviamo a trovare delle soluzioni. Il problema è quale sia la soluzione accettabile senza aprire altri conflitti”.
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La premier non è caduta in molti dei tranelli ideati dal presunto leader africano, compresa la polemica sul nazionalista ucraino Stepan Bandera. “Gli ucraini stanno facendo quello che devono fare e quello che è giusto fare. E noi stiamo cercando di aiutarli”, ha detto Meloni. “È Putin ad avere un problema di nazionalismo”. Non Kiev.
Nel dialogo tra Meloni e i comici russi è stato toccato anche l’argomento del grano russo (“Dobbiamo trovare una soluzione”, ha ribadito il premier, ma “non possiamo permettere alla Russia di ricattarci”). E poi il caos migranti dall’Africa: “La situazione è piuttosto complicata – ha detto Meloni – dall’inizio dell’anno sono arrivate più di 120mila persone, soprattutto dalla Tunisia. La situazione è molto difficile su tutti i fronti, la situazione umanitaria, la situazione logistica, la situazione della sicurezza. E penso che questo flusso possa aumentare a causa della situazione che si sta sviluppando in Africa, soprattutto nel Sahel”. Il premier ha poi ribadito che l’Italia non può affrontare le migrazioni da sola e che devono intervenire sia l’Ue che le Nazioni Unite. “Ma il problema è che agli altri non interessa. Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati. E sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere da sola questo problema. Questa è una posizione molto stupida”.
La nota di Palazzo Chigi
In una nota, Palazzo Chigi ha commentato lo scherzo telefonico di cui Meloni è stata vittima. “L’Ufficio del Consigliere diplomatico della presidente del Consiglio dei Ministri – si legge – si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il Presidente della Commissione dell’Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con la presidente Giorgia Meloni. L’episodio è avvenuto il 18 settembre nel contesto dell’intenso impegno sviluppato in quelle ore dalla presidente Meloni per rafforzare i rapporti con i leader africani, con i quali ha avuto importanti incontri a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu tra il 19 e il 21 settembre”.
Meloni non è l’unica ad essere caduta nel tranello. Prima di lei anche Pedro Sanchez, il ministro degli esteri danese Lars Rasmussen e l’ex sergretario di Stato americano Henry Kissinger.
Il sottosegretario Fdi Giovanbattista Fazzolari, ha cercato di spengere la polemica sul nascere: “La propaganda russa è disperata per il catastrofico andamento della loro cosiddetta ‘operazione speciale’ che si è tramutata in una continua sconfitta dell’esercito russo in terra Ucraina”. Il sottosegretario ha inoltre sottolineato il fatto che la premier Meloni non è caduta nella trappola dei propagandisti russi. Ha infatti rimarcato: “Giorgia Meloni non cade nella trappola dei propagandisti russi e conferma la linea italiana di sostegno all’Ucraina e di rispetto del diritto internazionale”.