Sì, glielo hanno chiesto. “C’è stata la possibilità” che rimanesse ministro della Transizione Energetica anche nel governo Meloni I, ma poi la cosa non si è concretizzata. Roberto Cingolani consegnerà la pila di dossier sull’energia, tra cui la patata bollente del price cap in queste ore in discussione a Bruxelles, al suo successore. Chi? Girano alcuni nomi, tra cui quelli di Alessandro Cattaneo e quello di Gilberto Pichetto Fratin. Il primo stamattina è stato indicato da Silvio Berlusconi come prossimo capogruppo alla Camera dei Deputati, dunque la scelta dovrebbe ricadere – come vi avevamo indicato ieri nella Zuppa Pomeridiana – proprio sul secondo profilio.
Quel che è certo, è che Cingolani non scomparirà in un amen. Anzi. “Avevamo fatto quello che potevamo – ha detto – ora tocca alla politica”. Però “ci sono dei dossier particolarmente tecnici, sopratutto quelli internazionali, e per garantire la continuità in accordo con Draghi ho detto che un periodo di supporto al mio successore lo do molto volentieri”. L’importante, secondo Cingolani, è che l’Italia si presenti a Bruxelles con una “certa uniformità di approccio” perché siamo “in fondo al percorso del price cap e della crisi energetica, quindi è bene che vengano chiusi al più presto”.
Nel suo intervento a Quarta Repubblica, Cingolani ha anche spiegato le problematiche che ruotano attorno all’accordo sul price cap. In queste ore l’Ue sta ragionando su una soluzione “dinamica” e soprattutto temporanea, ma che incontra ancora l’opposizione di Olanda e Germania. Alcuni Paesi Ue, infatti, sono preoccupati dal “costo” che potrà avere l’energia. Altri, come Berlino, guardano con ansia la possibile mancanza di “quantità” e sono invece disposti a pagare qualsiasi prezzo il gas pur di accaparrarselo per le proprie imprese. Potendolo fare, questo incrina ovviamente la presunta solidarietà europea che invece dovrebbe vedersi proprio in questi momenti.